Mainella Duilio – Antifascista  (Viterbo, 6 gen. 1895 – Ivi, 30 lug. 1972)

Inizia a lavorare nelle cave di peperino come scalpellino, categoria che a Viterbo rappresenta l’avanguardia operaia, capace di conseguire grandi conquiste sindacali nel Primo dopoguerra, proprio quando M. prende a farsi notare da agitatore. È un fervente repubblicano, in una città dove il Partito repubblicano è ben radicato, affonda le radici nel Risorgimento democratico, ed ottiene risultati elettorali ben oltre le percentuali nazionali. Nel 1920 Mainella è elencato dai carabinieri tra le persone “che per i precedenti e per l’ascendente tra le masse organizzate, sono ritenute più pericolose in caso di eventuali disordini di carattere rivoluzionario”.

L’anno successivo, il 2 maggio, è lui, in piazza del Teatro, a interrompere il comizio elettorale di Giuseppe Bottai, candidato dell’Unione nazionale alle elezioni politiche, salendo su uno sgabello, con un contraddittorio a voce alta che darà vita a disordini, i quali imporranno la fine del comizio, con i fascisti che per coprire la ritirata nella loro sede spareranno sui contestatori uccidendo Antonio Prosperoni. Due mesi dopo, “il noto sovversivo Duilio Mainella”, come lo descrive la Pubblica sicurezza, pur non risultando iscritto agli Arditi del popolo, prenderà parte attiva alla sollevazione che caccerà i fascisti dalla città durante le “Tre giornate di Viterbo” (10-12 luglio).

Con l’avvento del Fascismo, M. diventa una delle personalità più sorvegliate a Viterbo, ripetutamente ammonito ed arrestato nel 1941 per disfattismo politico e condannato a tre mesi di carcere. Con la Repubblica di Salò, M., come molti storici dissidenti repubblicani, sarà blandito dalle autorità repubblichine con la promessa della realizzazione, appunto, della Repubblica sociale di mazziniana memoria. M. rigettò l’offerta ed entrò nella Giunta militare clandestina.

Prese parte attiva nella Ricostruzione, anche sul fronte dell’organizzazione degli artigiani. Alle amministrative del 1946, i repubblicani, che non avevano abbandonato la pregiudiziale antimonarchica, raccolsero il voto dei delusi dalle altre forze proletarie e diventarono il secondo partito a Viterbo, dopo la Dc. Il Partito repubblicano, la cui bandiera rossa sventolava sulla Torre civica del Comune assieme a quelle socialcomuniste, decise però in quei frangenti di avvicinarsi ai democristiani. M. è uno degli artefici di questa svolta e difatti, per l’occasione, gli verrà regalato dagli amici un cappello del prete. Quest’uomo, “duro e tenace come i massi di peperino che tagliava e scolpiva con le sue mani callose ed abilissime”, così lo definirà don Salvatore Del Ciuco, sarà Consigliere e Assessore comunale.

Muore a settantasette anni, dopo una degenza in clinica. I funerali si tennero in uno dei luoghi più prestigiosi per la memoria cittadina, dinanzi al Sacrario ai caduti, con gli omaggi di tutto il locale panorama associativo, sindacale e politico democratico. Il tipografo Sauro Sorbini, cui spetta l’orazione funebre, definì M. “Il Leone di Viterbo, l’ultimo dei grandi viterbesi antichi, il primo dei moderni, repubblicano per mezzo, anarchico per fine”. Sorbini, nell’occasione, fece anche appello per l’intestazione di una via: la piazzetta che si affaccia su via Aurelio Saffi, destinata invece a ricordare Mario Fani, dopo essere stata intestata a Giordano Bruno. A M. spetterà, invece, una strada nella località artigianale del Poggino, mentre il Triumviro della Repubblica romana continuerà a convivere, nella toponomastica viterbese, col fondatore dell’Azione cattolica italiana.

BIBL. – Antifascisti nel Casellario politico centrale, a cura dell’Associazione nazionale perseguitati politici italiani antifascisti, Roma, Vol. 11, p. 399; S. Antonini, Faremo a fassela, Gli Arditi del popolo e l’avvento del fascismo nella città di Viterbo e nell’Alto Lazio, 1921-1925, Viterbo, Sette città, 2011; Salvatore Del Ciuco, Viterbo, Storie della sua gente, Viterbo, 1991, pp. 146-149; Sauro Sorbini, Orazione funebre in morte di Duilio Mainella, Viterbo, Union Printing, 1982; ANPPIA, Antifascisti nel Casellario politico centrale, Vol. 11, Roma 1993, p.  399 .

[Scheda di Silvio Antonini – Viterbo]