Menichelli Giacomo – Stampatore (Ronciglione, ca. 1625 – ivi, 5 mar. 1705)

Di una famiglia bor­ghese presente a Ronciglione fin dal sec. XV con no­tai e possidenti, era il penultimo dei tredici figli di Livio. Quando a Ronciglione, dopo la conclusione della guerra di Castro, lo stampatore Palmerio Giannotti (già gestore e poi erede della tipografia Grignani) dovette defilarsi come soggetto inviso e mal­fido agli occhi dell’amministrazione pontificia per aver collaborato col passato regime farnesiano, finì con l’affidare e quindi cedere del tutto l’officina ti­pografica a M., il quale appare con il proprio nome nelle sottoscrizioni editoriali dalla fine del 1656. Di lì a poco (1662) Giannotti divenne stampatore co­munale di Orvieto e M. gestì in totale proprietà la stamperia ronciglionese, per la quale aveva anche bottega di vendita all’insegna del Giglio (vecchio emblema farnesiano).

Nonostante il declino di mol­te attività e del benessere che Ronciglione aveva go­duto al tempo dei Farnese, l’attività tipografica non ebbe un tracollo ed anzi vide la coesistenza di due distinte aziende, quella di M. e quella di Egidio Toselli, favorite dal frequente ricorso di librai editori romani ai loro torchi, forse per ragioni finanziarie o piuttosto per il minor controllo nella concessione degli imprimatur. Così dalla stamperia di M., ac­canto alla produzione di committenza locale, si tro­vano numerosi libri ed opuscoli che ebbero poi mag­gior circolazione a Roma e altrove; in particolare questo riguarda le edizioni di testi teatrali e di li­bretti per musica; tra essi uscirono probabilmente dalla tipografia M. quelli per gli Accademici Sfac­cendati di Ariccia.

Negli ultimi anni di M. l’attività mostra un declino, riconducibile alle vicende per­sonali dello stampatore: abbandonato dalla moglie Margherita Bubalari, andò a vivere presso la fami­glia del nipote Domenico, che lavorava nella tipo­grafia insieme al «compositore di stampa» Lorenzo Lari. Nel gen. 1705 M., colpito da apoplessia, fece testamento in favore di Domenico, che in tempi bre­vi ottenne la patente di stampatore (19 feb.).

Alla morte di M. fu redatto un inventario di tutti i suoi beni, dal quale si evince lo stato di decadenza della tipografia, sia in senso materiale (caratteri logori, assenza di carta da stampa), sia per i testi stampati conservati in magazzino, tutte piccole edizioni po­polari. Sotto la gestione di Domenico il declino si aggravò e l’attività editoriale si ridusse al lumicino. Morto anche Domenico nel 1730, gli eredi vendet­tero la tipografia a Domenico Poggiarelli, forse loro parente, che avendo già acquistato l’officina dei Toselli divenne l’unico stampatore di Ronciglione.

BIBL. -D’Orazi 1991, pp. 94-130 (con annali delle edizioni); Franchi 1994, pp. 543-548; Carosi 1996, pp. 127-128; Carosi 1997b; Franchi 2002b, p. 113.

[Scheda di Saverio Franchi – Ibimus]