Orsini, Franciotto – Signore feudale (Celleno, 1564 – 9 feb. 1617).

Nato forse a Celleno come fi­glio illegittimo di Enrico (ramo di Monterotondo) e di Faustina Rosa di Soriano, fu riconosciuto dal pa­dre (22 luglio 1567), che ne ottenne la legittimazio­ne da Gregorio XIII (28 giugno 1578). Curò i diritti paterni su metà di Monterotondo, dove firmò lo statuto cittadino (30 ott. 1579), che egli stesso confer­mò solennemente il 25 feb. 1601. In dono dal pa­dre ebbe Gavignano Sabino (5 apr. 1583), che nel 1601 vendette a Paolo Emilio Cesi. Prima del 1590 si sposò con Camilla di Camillo Savelli (m. 1637), dalla quale ebbe figli e figlie. Fu amante di musica e patrono di musicisti, ricevendo in dedica raccolte di madrigali da Pietro Paolo Quartieri (1592) e Ales­sandro Capece (1616). Alla morte del padre il go­verno pontificio non riconobbe valida la sua legitti­mazione e quindi lo spogliò di Monterotondo e di tutti gli altri feudi e diritti, devoluti alla Camera Apostolica, che ne prese formale possesso il 15 lu­glio 1604.

Al provvedimento egli reagì con un tem­pestivo ricorso; si avviò così un lungo contenzioso amministrativo e giudiziario, complicato dalla rivendicazione alla successione da parte di Alessan­dro Orsini di Pitigliano, vedovo di sua sorella Vir­ginia. La gran causa era ancora pendente quando Franciotto morì; fu sepolto dalla vedova e dai figli Enrico (m. 1643) e Francesco (1592-1650) nella chiesa collegiata di Monterotondo, con iscrizione altamente elogiativa delle sue virtù.

Questo gesto dimostrativo portò fortuna ai suoi eredi, che abil­mente alienarono a Carlo Barberini, fratello di Ur­bano VIII, i diritti feudali su Monterotondo prima an­cora di conoscere l’esito della causa contro la Camera Apostolica e gli O. di Pitigliano, ottenendo il prezzo molto alto di 135.000 scudi (atto dell’8 gen. 1626); il coinvolgimento della famiglia del papa fece pendere a loro pieno favore la risoluzione del giudizio, cosicché Enrico e Francesco, autorizzati da chirografo pontificio, cedettero il possesso del feudo e ogni diritto residuo su Monterotondo a Car­lo Barberini per il prezzo aggiuntivo di 25.000 scu­di (atto del 19 nov. 1626).

Quanto agli altri feudi a suo tempo incamerati dal governo, i due fratelli giunsero a una transazione con la Camera Apostoli­ca, riconoscendo la devoluzione del 1604 contro un indennizzo pecuniario di 50.000 scudi (atto del 13 maggio 1641). Cessava così anche de iure ogni pre­senza degli O. di Monterotondo nei feudi laziali.

BIBL. – Sperandio 1790, pp. 186, 421; Litta, Orsini, tav. IX; Marocco, II, p. 174; Silvestrelli, pp. 379-381, 452; Nuovo Vo­gel, n. 2296; Tomassetti, VI, pp. 288, 289; Genealogie, Orsi­ni di Monterotondo.

[Scheda di Saverio Franchi – Ibimus]