Pippi Mario – Cantante (Acquapendente, ca. 1675 – Roma, 17/18 marzo 1736)

Sopranista, fu virtuoso del cardinal Savo Mellini e perciò detto «Mariuccio de’ Mellini». Fu dapprima attivo a Or­vieto, dove il cardinal Mellini era vescovo dal 1681, promuovendovi esecuzioni musicali di cui era appassionato. In particolare P. potrebbe aver preso parte, ancora giovanissimo, all’esecuzione di oratori del locale maestro di cappella Gregorio Genovesi al cospetto del cardinale (1688-1689: La ricuperatione di Gierusalemme, S. Andrea Corsi­ni,  Il repudio di Vasti). Dal 1690 visse a Roma, dove fu virtuoso apprezzato dal cardinal Pietro Ot­toboni, che lo fece cantare in spettacoli da lui pro­mossi: la pastorale Amore e gratitudine (rappr. nel palazzo della Cancelleria nel sett. 1690 con poesia dello stesso Ottoboni e musica di Flavio Lanciani) e il dramma Il Colombo (rappr. nel Teatro Tordinona nel genn. 1691 con poesia dello stesso Otto­boni e musica di ignoto).

In questi spettacoli inter­pretò ruoli femminili, anzi nel Colombo il perso­naggio di «Gelima serva giovane» è quasi da so­prano buffo; per Amore e gratitudine fu compen­sato con l’alta cifra di 15 scudi. Nella quaresima 1694 cantò nella stagione di oratori latini nella sala del SS. Crocifisso; nella stagione di carnevale 1696 apparve al Teatro Tordinona nei drammi di Giacomo Antonio Perti Penelope la casta, nel ruo­lo di Elvida figlia di Penelope, e Il Furio Camillo, come Cloridea. Nei libretti di queste recite del Tor­dinona figura sempre come virtuoso del cardinal Mellini, che dal 1694 era vescovo di Nepi e Sutri. Era stato intanto ascritto alla Compagnia dei Mu­sici di Santa Cecilia, dove figura per certo nel 1699. L’amicizia di un altro virtuoso di canto, An­drea Adami, fu determinante per l’assunzione nel­la Cappella Pontificia: Adami era quasi suo con­terraneo (era nato a Bolsena) ed era molto caro al cardinal Ottoboni, «protettore» dei cantori ponti­fici. Per ordine di Ottoboni P. fu dunque assunto nella Cappella Pontificia come soprano soprannu­merario (13 gen. 1701); il suo patrono cardinal Mellini morì meno di un mese dopo. Naturalmen­te P. fu grato al cardinal Ottoboni e prese parte ad esecuzioni private di quel mecenate: il 4 apr. 1701 cantava in un oratorio alla Cancelleria. Dal 2 dic. 1705 il suo servizio nella Cappella Pontificia, fino allora gratuito, fu ammesso a compenso. Della Cappella Pontificia sarà maestro pro tempore nel 1720; il 13 gen. 1726, compiuti i prescritti 25 anni di servizio, fu giubilato. A Roma abitò dapprima (1702) in palazzo Vitelleschi (in via del Corso n. 300, ricostruito nel 1887), poi presso il signor Bar­tolomeo Rocchi a S. Stefano del Cacco (1714), in­fine presso S. Salvatore in Lauro, dove fu sepolto il 19 marzo 1736.

Di lui ci restano tre ritratti, schiz­zati da Pier Leone Ghezzi: due di essi probabil­mente fatti durante un’esecuzione della Cappella Pontificia (ca. 1715-1717), in quanto P. veste la cotta; l’altro, a figura intera e in abito civile, dise­gnato l’8 maggio 1719 nel casale di Torrimpietra, residenza di villeggiatura di casa Falconieri.

BIBL. e FONTI – AVR, Parr. di S. Maria in Via Lata, Stato del­le Anime 1702; Parr. di S. Stefano del Cacco, Stato delle Ani­me 1714, c. 11. Celani 1909, p. 76; Cametti 1938, II, pp. 345, 362, 364; Liess 1957, p. 167; Marx 1983, p. 126 n. 16, p. 157 n. 164, p. 173; Franchi 1988, pp. 615, 700, 703; Rostirolla 1996b, p. 166; Rostirolla 2001, pp. 94, 98, 284-285, 289.

[Scheda di Saverio Franchi – Ibimus]