Pucitta, Vincenzo – Compositore (Civitavecchia, 1778 – Milano 20 dic. 1861).

Figlio del patrizio e magistrato civitavecchiese Filippo (n. 1734) e di Amalia Alberti, fu mandato adolescente al Conservatorio della Pietà dei Turchini di Napoli per coltivare l’inclinazione alla musica. Ivi studiò composizione con i celebri maestri Fedele Fenaroli e Nicola Sala, avviando dal 1800 una carriera europea di operista e direttore d’orchestra. La prima sua opera, di cui s’ignora il titolo, fu rappresentata a Senigallia nel 1799; seguì la farsa Le nozze senza sposa, allestita a Parma nel 1800 (repl. Venezia 1802). Nello stesso anno P. dava opere a Firenze e Lucca, ottenendo poi un pieno successo alla Scala di Milano nel 1801 con il dramma II fuoruscito, subito ripreso a Torino. L’anno successivo dava a Venezia la «farsa» Verter e Carlotta, primo melodramma su soggetto tratto dal celebre romanzo di Goethe (libretto di Giulio Domenico Camagna). Dopo una serie di successi in Italia, fu nel 1806 a Lisbona per l’opera seria Andromaca, su libretto di Luigi Romanelli (repl. Milano 1822). Dal 1809 al 1814 visse a Londra come direttore stabile del King’s Theatre in Flaymarket, dandovi nove sue nuove opere, tra cui il dramma storico Boadicea e l’Aristodemo, scritto sui versi della tragedia di Vincenzo Monti.

Dal 1814 al 1817 tenne la direzione del Théatre des Italiens di Parigi. In questi anni fu in stretti rapporti con la celebre virtuosa Angelica Catalani, accompagnandola (alla tastiera o con l’orchestra) anche nelle sue esibizioni concertistiche, che a Londra suscitavano inaudito entusiasmo. Alcune arie di P. figuravano stabilmente nei programmi della famosa diva; tra esse, notissima all’epoca per acrobatico virtuosismo fu quella detta «della tromba», tratta dalla sua opera Le tre sultane (Londra 1811). In una Polacca di P. la Catalani aveva modo di sfoggiare l’intera estensione (due ottave e una quinta) della sua straordinaria voce. Per il pubblico inglese, P. fornì alla cantante una versione dell’inno nazionale God save the king arricchita, in una serie di variazioni, da magnifiche fioriture. Dopo la rottura con la Catalani (1817), tornò in Italia. Nel 1820 era a Milano, per il melodramma giocoso La principessa in campagna, nel 1822 a Roma, dove diede La festa del villaggio, su libretto di Jacopo Ferretti. Dopo un nuovo soggiorno a Parigi con La fausse Agnès (1824) cessò di scrivere per il teatro, che ormai si rivolgeva a nuovi orientamenti del gusto e dello stile, riducendo la sua attività compositiva a raccolte di canti devoti in lingua italiana.

Negli anni della maturità e della vecchiaia visse a Milano, dove morì. La sua produzione comprende 35 opere teatrali, in maggioranza buffe. In esse seguì lo stile della scuola napoletana in cui era stato educato, con predominio della linea vocale, volta a brillante cantabilità. In particolare ciò si nota nelle parti scritte per la Catalani, come quella di Marietta nel dramma giocoso La Caccia di Enrico IV (Londra 1809). Dotato di senso del teatro, fu duttile nel passare dal genere serio al comico e viceversa, mostrando una certa cura per la pur esile orchestrazione. Nonostante idee musicali scarsamente originali e legate a una consumata tradizione, il successo non gli mancò per l’abilità e la rapidità della sua produzione, sempre efficace nel soddisfare le esigenze dei cantanti e le aspettative del pubblico. Se nella maggior parte dei casi le sue opere ebbero vita effimera, legata a un’unica rappresentazione, alcune incontrarono migliore fortuna e furono riprese in più città, come avvenne per la farsa La burla fortunata (libr. di Giulio Domenico Camagna, prima rappr. Venezia 1804, poi repl. con vari titoli in diverse città fino al 1833) e per l’opera seria La vestale, su libretto di Luigi Romanelli (prima rappr. Londra 1810, repl. a Lisbona, Milano, Bologna). Una quantità di arie e pezzi «favoriti» di P. fu al­l’epoca pubblicata dall’editore Ricordi.

BIBL. – Andrea Sommariva in DEUMM, VI, pp. 156-157 (cui si rimanda per l’elenco completo delle opere e per i riferimenti alla bibl. precedente); Angeli 2003, pp. 433, 832; Giovanni Massarelli, Rivisitazione di Vincenzo Pucitta, «Bollettino della Società Storica Civitavecchiese», dic. 2005.

[Scheda di Orietta Sartori – Ibimus]