Settala, Francesco Maria – Vescovo (Viterbo, Sec. XV-  Terni, 5 dic. 1491)

Discendente dal ramo dei Settala (Scelloni)-Visconti di Milano, apparteneva all’Ordine dei Frati Minori ed era stato appena nominato vescovo di Terni da pochi mesi quando fu trasferito a Viterbo-Tuscania il 31 agosto 1472. Era stato Maestro degli studi nel Convento dell’Ordine di Pavia. Fu chiamato a Roma da papa Sisto IV e per alcuni anni lasciò al governo della Diocesi il suo Vicario generale Gabriele Lanfanelli di Vetralla. Nel 1474 aveva fatto trasferire in Cattedrale le reliquie dei santi Protogenio, Argeo, Narciso, Marcellino e Pappate ritrovati in occasione dei restauri eseguiti a Vetralla.

Alla morte del cardinale Pietro Riario nel 1474, di cui era parente e forse anche esecutore testamentario, fu accusato di aver partecipato insieme ad altri a sottrarre parte delle ricchezze che si attribuivano al cardinale e per questo fu rinchiuso a Castel S. Angelo mentre si svolgevano le indagini. Fu presto scagionato e da allora i suoi rapporti con la Curia si raffreddarono mentre fu sempre munifico nei confronti della Città. Il giubileo del 1475 non portò grandi flussi di pellegrini ma, per questa via, giunse invece il contagio che esplose, l’anno dopo, in una terribile epidemia di peste: la città si vuotò della popolazione mentre il vescovo e il suo Vicario (allora Pier Paolo Passarini che era anche pro-Rettore della Provincia) rimasero al loro posto.

Nel 1481, rientrato nelle grazie di Sisto IV, lo ospitò in visita a Viterbo: in quell’occasione il papa donò alla Città una forte somma per la costruzione del Palazzo che poi fu destinato ad ospitare i Governatori della Provincia.  Provvide il S. al restauro del Palazzo vescovile e alla creazione di un ampio giardino. Intervenne più volte presso la Curia e il pontefice in favore sia della Città che del clero viterbese per gabelle arretrate che avevano portato addirittura alla scomunica. Interpose i suoi buoni uffici nelle questioni che continuavano ad opporre Viterbo e Montefiascone per i diritti di pascolo nei territori a confine tra le due comunità.

Di ritorno dall’incarico di Luogotenente del Legato in Umbria, morì il 5 dicembre 1491 quando stavano per avviarsi quei lavori di rifacimento della Cattedrale che egli aveva predisposto.

Il Signorelli parla di suoi scritti che sarebbero raccolti nel Codice 56 della Biblioteca capitolare di Viterbo: il codice che porta l’intitolazione “Cursus philosophicus”, in chiusura riporta l’indicazione che l’opera appartiene a “frater francischus maria de Septara ordinis minorum” e porta la data del 1455. L’altra opera che gli apparteneva era la Biblia latina (Romae, Conrad Sweinheym e Arnold Pannartz, 1471) e questa ora è raccolta nella sezione “Incunaboli” della Biblioteca capitolare: nella carta di apertura, in basso, è riportato lo stemma del S. che era stato l’ultimo possessore del volume.

BIBL. – “Catalogus episcoporum omnium Viterbij de quibus notitia haberi potuit ex varijs publicis scriptoris et diplomatibus”, p. 118-120 in CEDIDO, Biblioteca del Capitolo della cattedrale; G. Signorelli, Viterbo nella storia della Chiesa, Vol. II, Viterbo 1938, pp. 168-186; G. Giontella, Cronotassi dei vescovi della diocesi di Tuscania, in “Rivista storica del Lazio”, Anno V, n. 6 (1997), p. 37, HC, vol. II, p. 269.

[Scheda di Luciano Osbat – Cersal]