Tarquini Camillo, s.j. – Cardinale (Marta, 27 set. 1810 – Roma, 15 feb. 1874)

Figlio di Giuseppe Tarquini, originario di Bomarzo, e di Maria Anna Durani di Proceno, ambedue residenti a Marta, fu battezzato il 29 set. 1810. Divenuto canonico della Collegiata di Marta, fu ordinato prete il 21 settembre 1833 dopo gli studi compiuti prima nel Seminario di Montefiascone e poi a Roma. Con­seguì il dottorato in utroque iure all’archiginnasio della Sapienza di Roma (la sua tesi di dottorato dal titolo Institutionum juris canonici tabulae synopticae juxta ordinem habitum a Joanne Devoti fu pub­blicata nel 1835, Roma, Olivieri); perfezionò la pre­parazione giuridica presso la Congregazione del Concilio. Entrò nella Compagnia di Gesù il 27 ago. 1837 e per due anni fu a Roma, nel noviziato di S. Andrea al Quirinale. Si spostò poi per un decennio nell’Italia centrale con l’incarico di lettore nei col­legi dell’Ordine: Fano, Modena, Piacenza, Fermo, Tivoli e Verona. Rientrato a Roma, fu predicatore nella chiesa del Gesù e, dal 1852, docente di diritto canonico al Collegio Romano. Nel corso della lun­ga carriera di docente (insegnò ininterrottamente fino al 1869, poi di nuovo per due anni dal 1871 al 1873) si distinse per capacità speculativa e pari ela­borazione teorica.

Nel 1852 (Roma, Tip. della Rev. Cam. Apostolica) diede alle stampe un’opera giuri­dica che in breve gli portò ampia notorietà sulla sce­na internazionale, Del regio placet, tradotta ben pre­sto in tedesco, francese e spagnolo. La sua opera giuridica più nota, che raggiunse presto numerose edizioni, fu però il trattato dal titolo Juris ecclesia­stici publici institutiones, pubblicato per la prima volta a Roma nel 1862 (Roma, ex officina libraria bonarum artium) e tradotto in francese nel 1868, spesso pubblicato con il Del regio placet in appen­dice. Anche i suoi voti preparati per le congrega­zioni (fu consultore del Sant’Uffizio dal 1856, degli Affari ecclesiastici straordinari nel 1861, di Propa­ganda Fide dal 1864) costituiscono un esempio di chiarezza e rigore nel diritto ecclesiastico.

Accanto all’attività didattica, ricoprì importanti incarichi cu­riali: collaboratore assiduo del Segretario di Stato Antonelli, è da molti ritenuto l’autore delle lunghe note diplomatiche che questi firmò nel corso dei contrastati rapporti tra la Santa Sede e la Russia. Nel concistoro del 22 dic. 1873 fu creato cardinale e ri­cevette la berretta cardinalizia e il titolo di S. Nico­la in Carcere nel gen. 1874. Colpito da un’acuta pleurite, morì un mese più tardi, il 15 febbraio 1874 e fu sepolto al Verano.

Rinomato canonista, parallelamente agli impegni dell’insegnamento e di curia coltivò la passione per l’archeologia. A parti­re dal 1847 vennero pubblicate sue opere dedicate ai reperti archeologici che in quegli anni venivano alla luce grazie alle campagne di scavo in Italia centra­le: Breve commento di antiche iscrizioni apparte­nenti alla città di Fermo (Roma, 1847). Si occupò in particolare delle antichità e della lingua etrusca, componendo una grammatica e un testo di più di duecento iscrizioni da lui raccolte, tradotte e com­mentate; convinto assertore della derivazione del­l’etrusco dall’ebraico, difese la sua tesi nei numero­si articoli pubblicati su «Civiltà Cattolica» (tra questi uno dei primi articoli  si intitolava appunto I misteri della lingua etrusca svelati dal P. Camillo Tarquini D.C.D.G,  in “Civiltà Cattolica”, serie 3^, vol. VIII, anno 1859) e Origini italiche e principalmente etrusche rivelate dai nomi geografici per Camillo Tarquini D. C.D.G., Ivi, serie 3^, vol. VIII, anno 1859).  Tra le molteplici opere dedicate all’etruscologia, si ricor­dano ancora Dichiarazione dell’epigrafe del lampadario di Cortona e Dissertazione intorno ad alcuni monu­menti etruschi (Roma, 1862). Ascritto all’Accade­mia di Religione Cattolica dal 20 feb. 1852, fu membro della Pontificia Accademia Romana di Ar­cheologia, della Accademia Imperiale delle Scienze di Lucca e presidente dell’Accademia de’ Quiriti.

BIBL. e FONTI:  Archivio dell’antica diocesi di Montefiascone, serie “Seminario”, cartella “Ordinazioni di Marta”; Sommervogel, VII, coll. 1878-1881 (con elenco del­le opere); Celestino Testore in Enc. Cattolica, XI, col. 1765; Piolanti 1977, p. 265; Martina 1995, p. 674; Wolf 2005, pp. 1443-1446 (con rif. alle fonti d’archivio e bibl.); A.Patrizi, Storia del Seminario di Montefiascone, Montefiascone 1990.

[Scheda di M. Giuseppina Cerri – Isri; integrazioni di Luciano Osbat – Cersal]