Tignosi Angelo – Vescovo (Viterbo, sec. XIV).

Canonico di S. Giovanni in Laterano, fu nominato vescovo di Viterbo il 19 marzo 1318 dal cardinale di Albano. Fu preposto ai restauri della Basilica Lateranense nel 1319, dopo il suo incendio nel 1318, incarico che lo trattenne a Roma all’inizio del suo episcopato; la diligenza con cui lo svolse gli valse le lodi di Giovanni XXII. Fu nominato giudice nel processo di canonizzazione di san Tommaso d’Aquino, insieme all’arcivescovo di Napoli e a Pandolfo Savelli. Alcune fonti raccontano della sua guarigione miracolosa da un tumore a una gamba, proprio per l’intervento del santo.

Arrivato a Viter­bo intraprese un’opera di restaurazione della dio­cesi, in cui venne assistito dal vescovo di Rieti e dall’abate di S. Paolo, su decisione pontificia. Si accinse dunque a comporre le controversie con Toscanella (oggi Tuscania), Corneto (oggi Tarquinia) e Montalto, da tempo ribelli al vescovo di Viterbo. Con un breve del 1° apr. 1321 (Reg. Vat. n. 71, c. 52), il papa confermò la sua abilità di governo, af­fiancandolo ai governatori del Patrimonio della Tu­scia; in particolare ebbe un ruolo attivo nelle trat­tative di pace tra Vanne e Cataluccio di Galasso di Bisenzio e Guittuccio, e tra i Farnese e i Manfredi di Vico per il castello di Ancarano.

Nominato vicario papale nel 1325 fino al 1335, non tralasciò mai il governo della sua diocesi, neanche quando Viter­bo fu occupata dalle truppe di Ludovico il Bavaro; durante lo scisma la città si schierò con l’antipapa, tanto da nominare un anticardinale, il frate minori­ta Paolo da Viterbo. Alla fine dello scisma si pre­occupò di recuperare i beni della diocesi, nonché le lettere e le disposizioni della gestione ecclesiastica dell’anticardinale e si occupò attivamente di ripor­tare Viterbo alla fedeltà alla Chiesa di Roma, come testimonia una sua relazione inviata al papa nel 1331.

La sua sollecitudine pastorale è attestata dal­la convocazione di tre sinodi diocesani, di cui pub­blicò anche le Constitutiones. Nel primo sinodo, convocato a Toscanella nel 1320, furono redatte una serie di norme sulla vita sacerdotale, che stabi­lirono, ad esempio, l’obbligo della residenza del clero in cura d’anime e degli altri chierici benefi­ciati. Del secondo sinodo, convocato il 15 maggio 1323, domenica di Pentecoste, nella cattedrale di Viterbo, si conserva un decreto, emanato il lunedì di Pentecoste, con cui il vescovo reintegrò il priore di S. Maria Maggiore di Toscanella, nei suoi antichi privilegi. Il terzo sinodo fu convocato a Corneto nel 1339, e in esso fu discussa la questione dell’allibrato, cioè la ripartizione fra i chierici beneficiati delle imposte da pagarsi al papa, ai legati pontifici e al vescovo. T. morì a Viterbo l’8 sett. 1343.

BIBL. – Turriozzi 1778, XV, pp. 137-140; Campanari 1856, II, n. 46, pp. 217-221; Pinzi, III, pp. 116-170; Signorelli, IV, pp. 335-354; Antonelli 1928, pp. 1-14; Petrucci 1990, pp. 445-447, 463.

[Scheda di Carla Vaudo – Srsp]