Bastiani (Sebastiani) Giuseppe – Pittore (Macera­ta, ca. 1570 – Caprarola, ca. 1639).

Originario di Ma­cerata, si firmava «Gioseph maceratensis». Svolse il suo alunnato presso il concittadino Gaspare Gasparini tra la città natale e Loreto venendo in contatto con le opere del Muziano, del Barocci, del Lotto e dello Zuccari. La Lopez ipotizza viaggi di forma­zione nell’Emilia e nel Lazio, fino a Roma, forse al servizio dello zio Claudio Ciccolini, dal 1575 nella capitale, o al seguito del cugino Antonio.

Il suo sog­giorno romano è documentato dalla testimonianza del figlio, monsignor Girolamo Sebastiani «perduti ancor giovinetto li suoi Congionti […] se ne passò a Roma per attendere alli Studi di buone lettere. In esse avanzò di maniera che in breve si acquistò la grazia del Serenissimo Cardinal Odoardo Farnesi […] che seco lo condusse in Caprarola, ove impiegollo al suo servigio con decoroso ministero, e in ul­timo lo stabilì in matrimonio colla predetta Polisse­na Lorenzi» (Eustachio di Santa Maria o.c.d., Isto­ria della vita, virtù, doni e fatti illustri del ven. mon­signor  fr. Gioseppe di S. Maria de’ Sebastiani dell’Ordine de’ Carmelitani Scalzi, delegato, e visita­tore apostolico all’Indie Orientali, e vescovo di Jerapoli, Bisignano, e Città di Castello, Roma 1719).

Il ritrovamento da parte della Raggi di una serie di documenti notarili di Ronciglione e Caprarola ha gettato nuova luce sulla vita dell’ artista. Pittorica­mente attivo nelle Marche per buona parte della sua carriera (tra il 1611 e il 1614 decorò ancora due cap­pelle nel duomo di Fabriano), B. dovette spo­starsi nel Lazio certamente prima del 1609. Il 16 maggio di quell’anno è infatti rogato il contratto di matrimonio tra «Ill.mo D. Joseph Bastiani di Civitate Maceratae Pictor egregius» e Pulizena figlia di Pamphilo Laurentius di Caprarola.

Il Passini attri­buisce a B. un affresco realizzato nel 1603 nella chiesa di S. Maria Assunta di Caprarola, in una cap­pella allora patronato della famiglia Lorenzi. Tra il 1609 e il 1616, e poi tra il 1620 e il 1639 B. compa­re in diversi atti notarili come «habitanti in terra Caprarole» o «incola terrae Caprarolae». È lecito dun­que credere che nei circa quaranta anni trascorsi nel feudo farnesiano, tolti i soggiorni marchigiani, il pit­tore abbia lasciato un numero di testimonianze su­periore a quello fino ad oggi rintracciato. Se in terra umbra gli sono stati riconosciuti gli affreschi con Storie della vita del Battista in S. Giovanni a Stron­cone (Temi), nel Lazio gran parte della sua produ­zione è stata rintracciata a Caprarola. Accanto agli affreschi eseguiti in S. Maria della Consolazione se­gnalati dalla Lopez, Esposito (2002) gli assegna an­che i perduti affreschi degli oratori di S. Lucia e di S. Anna, fatti costruire nel 1610 da Giovanni Batti­sta Moschini e andati distrutti intorno al 1965, e le decorazioni dei due gabinetti dei prelati in palazzo Farnese (opere già attribuite dal Faldi a Filippo Caparozzi), probabilmente commissionate dallo stesso Odoardo Farnese con l’intervento «dell’inesauribile genio creativo di Annibal Caro» (Balducci, notizia non confermata da documenti).

La Raggi segnala come opera del B. anche gli affreschi che decorano la cappella della Palazzina del Piacere di palazzo Farnese ed estende i suoi interventi in S. Maria del­la Consolazione. Esposito gli assegna ancora: gli af­freschi realizzati nella chiesa di S. Rocco a Caprarola (post 1617), i resti di una Pietà e di una Crocifissio­ne nell’ex ospedale di S. Giovanni Battista a Capra­rola, la Madonna in gloria e santi di Viterbo, nella chiesa dei SS. Faustino e Giovita, già avvicinata dal Faldi al Caparozzi, la Visitazione di Viterbo, nella chiesa del convento della Duchessa, anch’essa già attribuita al Caparozzi, una Crocifissione a Ronciglione, nella chiesa di S. Maria della Pace, vicina an­che ai modi di Bartolomeo Barbiani, le decorazioni ad affresco nel santuario della Madonna del Ruscel­lo a Vallerano. Il Passini gli attribuisce anche i di­pinti murali che decorano la chiesa di S. Maria del­le Grazie, sempre a Caprarola. Ai modi di B. riman­da pure una danneggiata decorazione ad affresco raf­figurante la Nascita della Vergine nel coro del duo­mo di Bomarzo (Barroero et al. 2000).

Recentemente, il restauro della chiesa di S. Costanzo a Ronciglione (2014), ha portato alla luce un vasto ciclo pittorico ed in particolare quattro evangelisti dipinti sui pennacchi della cupola e altre figure di santi, sono state attribuite da Passini ed Esposito alla mano del B.. L’importanza dei dipinti di Ronciglione è legata anche al fatto che gli stessi potrebbero rappresentare una testimonianza della collaborazione tra B. ed un suo compaesano, Camillo Donati, attivo nello stesso periodo in altre zone del viterbese ed in particolare nella realizzazione dei dipinti per la sala del consiglio del Palazzo Comunale di Tarquinia.

Questa collaborazione tra i due artisti, se confermata, contribuirebbe a far chiarezza su alcune delle disomogeneità stilistiche e formali emerse dall’analisi del corpus pittorico del  B. e non ancora completamente risolte

BIBL. – Balducci 1910; Giannatiempo Lopez 1992; Barroero et al. 2000; Esposito 2002, pp. 41-46; Raggi 2002; Esposito 2004; Passini 2004; Trani 2004

[Scheda di Paola Caretta-Ansl; integrazione di Gilda S. Pannuti-Cersal]