Carolino da Viterbo – Pittore (Viterbo sec. XV).
Artista operante nell’ambito della bottega del Balletta, firmò nel 1478 la tavola con la Madonna con il Bambino in trono incoronata da due angeli, conservata nel Museo di arte sacra di Orte. La tavola, in precedenza posta sull’altare principale della chiesa di sant’Andrea di Vallerano, venne in seguito riprodotta dal Bargellini nel 1914, per testimoniare lo stato del dipinto prima dell’intervento del restauro di De Prai nel 1917, che sagomò lo scomparto e lo unì ai pannelli di Gabriele di Francesco, raffiguranti Sant’Andrea e san Vittore, per creare un trittico non originario. La datazione al 1477 fa presupporre un’attività del pittore nella Tuscia negli ultimi decenni del secolo. Non concorde l’attribuzione a C. dell’affresco staccato proveniente dalla chiesa di S. Maria della Quercia, raffigurante sempre una Madonna in trono con il Bambino, databile alla fine del Quattrocento.
I giudizi su quest’opera e sul suo autore si sono rivelati particolarmente severi nel corso del Novecento: definito da Faldi come “debole seguace di Sano di Pietro che conserva tuttavia ricordi della cultura locale alla Antonio da Viterbo” e da Zeri come “Insignificante interpolatore di elementi senesi e viterbesi”, si è assistito, nel tempo ad un tiepido riscatto di Carolino grazie al rinvenimento nel mercato antiquario, nella collezione londinese di Daniel Kats, di una tavola firmata raffigurante la Madonna con il Bambino tra i santi Girolamo e Caterina da Siena. La scoperta dell’opera ha permesso inoltre, su suggerimento di Federico Zeri, di attribuire allo stesso maestro un altro dipinto conservato al Cleveland Museum of Art, differente solamente per la presenza di santa Caterina d’Alessandria, riferito in passato a Sano di Pietro o a Giovanni di Pietro.
A questi due dipinti è stato proposto di aggiungere anche la Madonna con il Bambino e due angeli nel Museo di Arte Sacra di Palazzo Corboli ad Asciano. Le attribuzioni proposte per l’opera di Cleveland e gli evidenti richiami in quest’ultima a Matteo di Giovanni e alla Pala di San Pietro a Ovile, testimoniano una precedente fase del pittore viterbese che pare lontana e di maggiore qualità rispetto ai risultati decisamente arcaizzanti della tavola di Vallerano in cui carolino sembra fornire una versione più laconica del vocabolario di Antonio di Viterbo, stemperata dai richiami neoduecenteschi ispirati da Pietro Cavallini.
BIBL.- S.E. Anselmi, L. Principi, Il Museo d’Arte sacra di Orte, 2003; Faldi 1970, pp. 23-24; Pedrocchi 1983b, pp. 148-149.