Bonaventura da Bagnoregio, o.f.m. (al secolo Giovanni di Fidanza) – Santo, teologo, scrittore (Bagnoregio, ca. 1217 – Lione, 15 luglio 1274).

Figlio del medico Giovanni di Fidan­za e di Maria di Ritello, la sua data di nascita, fissa­ta dalla tradizione al 1221 sulla base dello studio di G. Abate, è stata anticipata di qualche anno; lo stu­dioso ha infatti rilevato che B. nel 1253, anno in cui conseguì il dottorato, dovesse avere almeno 35 anni, essendo prescritta quell’età minima per l’ottenimento del titolo. Della sua fanciullezza non si conosce nul­la, eccetto una grave infermità che lo colpì ancora puerulus; secondo la sua stessa testimonianza, fu guarito per intercessione di san Francesco al quale la madre aveva fatto un voto. Intorno al 1236, fre­quentò la facoltà di arti liberali a Parigi, dove ebbe come maestro Alessandro di Hales. Conseguito il magistero, nel 1243, entrò nell’Ordine Francesca­no, presente a Parigi sin dal 1219, assumendo il nome di Bonaventura.

Su questa decisione è proba­bile che abbia inciso l’influenza esercitata dal suo maestro, che nel periodo in cui B. si trovava a Pari­gi era entrato nei Frati Minori. In quello stesso anno iniziò il noviziato e il corso teologico sotto la guida di Alessandro di Hales. Dal 1248 al 1250 fu incari­cato come baccelliere di commentare le Sacre Scrit­ture; dal 1250 al 1252 lesse e commentò le Senten­ze di Pietro Lombardo, finché nel 1253 ottenne dal gran cancelliere universitario il magistero. All’inca­rico di baccelliere biblico risalgono i commenti all’Ecclesiaste, al Vangelo di san Giovanni e a quello di san Luca; all’attività di baccelliere sentenziano si ricollegano invece i Dubia circa litteram magistri e il commento alle Sentenze in quattro libri. Contemporaneamente, nell’ambito della sua attività pasto­rale, compose i Sermones de tempore.

Quando, nel 1253, iniziò a insegnare come maestro reggente del­lo Studio francescano di Parigi, si ritrovò nelle fasi più critiche dello scontro che vedeva opposti regolari e maestri secolari. Nonostante l’opposizione di que­sti ultimi, che miravano all’interdizione degli ordini mendicanti dall’insegnamento nell’università di Pa­rigi, nel 1256, B. fu incaricato dal pontefice di rico­prire la cattedra. Il suo accesso all’università fu però differito all’anno successivo, quando era ormai sta­to eletto da Alessandro IV ministro generale del­l’Ordine. B. subentrò nella carica a Giovanni da Par­ma, costretto alle dimissioni perché incluso tra i ri­goristi che propugnavano un’adesione radicale alla povertà di Francesco. Nel corso di quello stesso anno il Doctor seraphicus con le Quaestiones de perfectione evangelica aveva risposto con prontez­za ed efficacia agli scritti polemici di Guglielmo di Saint-Amour, uno dei più autorevoli maestri dello Studio parigino, che accusava i Francescani di aver accolto le idee gioachimite e di praticare una pover­tà contraria all’ideale evangelico.

Durante la sua ca­rica s’impegnò nella riorganizzazione dell’Ordine del quale volle garantire l’unità nella piena fedeltà alla Chiesa e al francescanesimo, ponendolo al ripa­ro dagli attacchi degli avversari. Nel perseguimento di questi obiettivi non esitò a prendere le distanze dal suo predecessore riguardo alla questione delle infiltrazioni gioachimite. Nel 1260 in occasione del primo capitolo generale dell’Ordine, convocato a Narbona, nel corso del quale furono promulgate tut­ta una serie di costituzioni, gli fu affidato l’incarico di scrivere una biografia di san Francesco (Legenda maior S. Francisci) in sostituzione delle precedenti che avevano dato luogo a diverse correnti interpre­tative del francescanesimo. Negli anni successivi, per ottemperare ai compiti di governo dell’Ordine, viaggiò moltissimo in Francia e in Italia; solo il bien­nio 1266-1267 trascorse stabilmente in Francia dove infervorava una nuova polemica sollevata da Gerar­do di Abbeville che aveva ripreso le tesi di Gugliel­mo di Saint-Amour. Dopo la composizione dell’Apologia pauperum contra calumniatores, riprese i suoi viaggi in Spagna, Francia, Germania e Italia.

A Parigi, nel giorno di Pentecoste del 1273, festivi­tà in occasione della quale aveva composto le Collationes in Hexaemeron, fu nominato cardinale ve­scovo di Albano da Gregorio X. Il papa, che lo ave­va voluto accanto a sé nei suoi viaggi diplomatici in Toscana, a Bologna e a Milano, lo incaricò della pre­parazione del Secondo concilio di Lione, inaugura­to il 7 maggio 1274. L’attenzione di B., durante i la­vori dell’assemblea, fu concentrata sulla difesa del­l’Ordine minacciato, all’esterno, dagli attacchi dei secolari, all’interno, dalla diffusione di movimenti pauperistici. Tra la prima e la seconda sessione del concilio, convocò il capitolo generale, nel corso del quale gli successe alla carica di ministro generale Gerolamo d’Ascoli. Morì nel luglio 1274 e fu sepolto nella chiesa france­scana di Lione. Nel 1482 fu canonizzato e annove­rato tra i santi dottori da Sisto V con la bolla Triumphantis Ecclesiae. Alla fine del XV secolo una reliquia di san Bonaventura (il braccio) fu trasferita a Bagnoregio e da allora fu oggetto di venerazione particolare con processioni che si svolgevano ogni anno nella data della memoria della sua morte durante le quali la reliquia veniva esposta al pubblico insieme ad un codice miniato, del XIII secolo, che la tradizione popolare diceva essere la “Bibbia di san Bonaventura” e con questo nome è conosciuta ancora oggi. E’ conservata provvisoriamente presso il Centro di documentazione della Diocesi di Viterbo, a Palazzo papale.

Tutta l’opera di B. procede verso l’amore di Dio al quale non si può giungere se non attraverso la teologia. L’anima ha del supremo bene una conoscenza imperfetta ma nello stesso tempo si­cura in quanto le deriva dalla fede; ed è per questo che B. colloca la fede all’origine della speculazione filosofica. La dottrina di B. si viene così a porre come un itinerarium dell’anima verso la visione estatica di Dio e, nello stesso tempo, tende a mo­strare come tutto l’universo sia un segno, un’espres­sione di Dio che ci invita a rivolgerci a lui. Nella prospettiva proposta da B. non c’è spazio per una di­stinzione tra teologia e filosofia né, tanto meno, per un’affermazione di quest’ultima come scienza auto­noma. La scientia può giungere alla conoscenza del­la natura attraverso i sensi e l’esperienza, ma, se non è illuminata dalla fede, finisce con il limitarsi alla contemplazione delle cose sensibili senza scorgere in esse il vestigium di Dio. La polemica di B. è indi­rizzata non solo contro l’aristotelismo, in quanto filosofia tutta umana, ma anche contro i teologi con­temporanei che avevano fatto proprie le tecniche del discorso scientifico e i concetti della speculazione filosofica tralasciando la lettura e l’interpretazione dei simboli delle Sacre Scritture. B. attinse ad alcu­ni insegnamenti dell’aristotelismo (la dottrina della potenza e dell’atto, della materia e della forma), ma trasferendoli all’interno di un sistema di influenza agostiniana, nel quale la ragione non può giungere in alcun modo al vero se non è sorretta dalla fede.

Dal 1954 è sorto a Bagnoregio il Centro di studi bonaventuriani che si propone l’approfondimento e la diffusione della dottrina di B. attraverso un convegno annuale di studi e la pubblicazione di “Doctor Seraphicus. Bollettino d’informazioni del Centro di studi bonaventuriani” che ha superato i 60 anni di vita. Tutti gli articoli pubblicati su “Bollettino” sono visibili nel sito www.doctorseraphicus.it.

Opere:  S. Bonaventurae Opera omnia, a cura dei France­scani del Collegio intemazionale di Quaracchi, sotto la dire­zione di p. Fedele da Fanna, I-X, ad Claras Aquas (Quarac­chi), 1882-1902. Principali opere in editio minor: Legendae duae de vita S. Francisci seraphici, ad Claras Aquas (Quaracchi), 1923; Collationes in Hexaemeron et Bonaventuriana quaedam selecta, sotto la direzione di F. Delorme in Biblio­teca Francescana Scholastica, VIII, ad Claras Aquas (Quaracchi), 1934; Opera theologica selecta, I-V, ad Claras Aquas (Quaracchi), 1934-1964; Decem opuscula ad theologiam mysticam spectantia, ad Claras Aquas (Quaracchi), 1965.

BIBL.  – Raoul Manselli in DBI, 11, pp. 612-639; Giancarlo Garfagnini in Il grande libro dei santi, I, pp. 319-326; Man­nes 1998; Di Salvatore 2000; L. Osbat, I sessant’anni del Centro di studi bonaventuriani e Bagnoregio in “Doctor Seraphicus. Bollettino d’informazioni del Centro di studi bonaventuriani”, nn. LX (2012), pp. 81-94; La Bibbia di San Bonaventura, a cura di Silvia Maddalo, Salvatore Sansone, Abbondio Zuppante, Orte, Ente Ottava Medievale di Orte, 2013.

[Scheda di Barbara Rotundo – Srsp; integrazione di Luciano Osbat – Cersal]