Capotondi Calabresi, Renato – Possidente, Benefattore (Viterbo, 1878 – Ivi, 29 set. 1900)
La famiglia Calabresi era arrivata a Viterbo nel XV secolo ed era divenuta importante a partire dal XVII secolo quando fu aggregata al patriziato viterbese ed ebbe ruoli importanti nell’amministrazione degli appalti di diversi generi di consumo e della stessa Gabella generale oltre che nella vita economica della città avendo acquisito numerosi appezzamenti di terreno nei dintorni delle mura.
Nel XVIII secolo troviamo alcuni esponenti della famiglia che abbracciano la carriera ecclesiastica e altri che sono Conservatori in Comune. Alla fine di quel secolo con Cesare Calabresi Micheletti la famiglia si estinse e il nome e i beni passarono ai figli di Giulio Filozzi Annio che era stato suo domestico e collaboratore con l’obbligo di assumere il cognome. Da un figlio di Giulio, Giuseppe, nacque Enrica che continuò a portare il nome Calabresi e che sposò Clemente Capotondi di Sutri. Da loro nacquero Giuseppe e Cesare morti ancora giovani. Figlio di Cesare e di Angela Bevilacqua era nato nel 1878 Renato, morto il 29 settembre 1900 dopo una lunga malattia (Parrocchia di S. Angelo in Spatha, “Liber mortuorum, 1844-1965”: “fere mentecaptus morbo decumbens”). La vedova, Angela Bevilacqua si era risposata con il pittore Pietro Vanni dal quale ebbe ancora un figlio che fu chiamato Renato (20.9.1901) e che morì il 26 ottobre 1950 “dopo una infelice esistenza e senza lasciare legittimi discendenti”.
Il testamento fatto da Angela Bevilacqua (morta il 16.1.1934) prevedeva che se l’ultimo figlio Renato fosse morto senza eredi i beni della famiglia sarebbero passati all’Ospedale Grande di Viterbo con il patto che questo avrebbe preso il nome del primo figlio Renato Capotondi Calabresi.
Il 30 novembre 1950, con deliberazione del Consiglio di amministrazione, l’Ospedale Grande ha assunto il nome di “Ospedale Grande degli Infermi Renato Capotondi Calabresi”. Si aprì un lungo contenzioso con gli usufruttuari dell’immobile posto in Via dei Calabresi, al centro della città, che si risolse solo nel 1984 con un atto transattivo che favorì il passaggio di tutti i beni all’Ospedale, poi al Comune subentrato e infine alla Regione Lazio subentrata a sua volta dopo la istituzione delle ASL.
BIBL. – Giuseppe Saveri, L’Ospedale grande degli infermi, in “Viterbo. Rassegna di attività cittadine”, Anno I, nn. 4-6, 1955, pp. 5-16; N. Angeli, Il palazzo Calabresi di Viterbo in “Biblioteca e società”, 2001, nn. 3-4, pp. 42-45; N. Angeli, Famiglie viterbesi, Viterbo 2003, pp. 95-100.
[Scheda di Luciano Osbat – Cersal]