Castelli, Domenico (detto il Fontanino) – Architetto (Melide, ca. 1582 – Roma, 12 o 14 ott. 1657).

Originario del Canton Ticino, la sua presenza nel Lazio è segnalata per la prima volta a Roma nel 1611. Si affermò nell’ambiente romano durante il pontificato di Urbano VIII, lavorando con i più importanti architetti della sua epoca: Bernini, Borro­mini, Mademo e i Rainaldi. Soprintendente dell’Acqua Paola nel 1607 accanto a Giovanni Fontana, dovette il soprannome di Fontanino alla sua prima opera importante, la fontana di Piazza Grande a Faenza (1619-1621). Lavorò quasi ininterrottamente dal 1624 al 1657 quale architetto delle Fabbriche della Reverenda Camera Apostolica, come soprastante dal 1624 (nel 1656 ottenne l’ufficio a vita) e come misuratore (dal 1638 al 1644 e dal 1648 al 1657).

Da luglio 1631 a sett. 1632 ricoprì l’incarico di architetto dello Studium Urbis e dal 1646 fu uno degli architetti «sottomaestri delle strade». Nel 1655 venne ammesso all’Accademia di San Luca. Fu architetto del Popolo Romano (dal 1630), e lavorò per numerose congregazioni religiose romane. In qualità di architetto soprastante e misuratore della Camera Apostolica, la sua presenza è segnalata in numerosi cantieri pontifici del Lazio: nel palazzo papale di Castel Gandolfo (1623-1629, sotto la direzione di Carlo Mademo e insieme a Bartolomeo Breccioli), nella fortezza di Nemi (1628) e nella rocca di Frascati (1629); curò la sistemazione degli argini del fiume di Farfa (1638-1642); i lavori al castello di Saracinesco (1635-1642) alla fortezza di Terracina (1636) e al castello di Mugnano (1636-1643); segui i lavori alle «Passonate» di Fiumicino sotto la direzione di Giovanni De Vecchi (1637-1642), i lavori alla rocca di Castelnuovo di Porto e al palazzo della Dogana di Toscanella (oggi Tuscania) nel 1637; fu presente nei cantieri della rocca di Rocca Priora (1641-1642), del palazzo della Camera Apostolica a Nettuno (1642-1643) e del castello di Monte S. Giovanni (1642-1643).

Nel 1626 fu incaricato, insieme ad altri, di esaminare le condizioni e di redigere un progetto per la ristrutturazione del palazzo Orsini di Monterotondo, appena acquistato dai Barberini (oggi palazzo Orsini Barberini, sede del municipio). Nel 1630 gli fu affidata la conduzione dei lavori di completamento della chiesa di S. Rocco, iniziata nel 1560 dalla Compagnia della Morte e nel 1639, per conto di Taddeo Barberini, si occupò della progettazione della chiesa della Maddalena (duomo di Monterotondo). Nel 1638 progettò il convento e la chiesa della Madonna Santissima di Cibona nei pressi di Allumiere. Negli anni 1656-1657 si occupò della costruzione della chiesa di S. Agnese ad Anguillara. Gli è stata attribuita la paternità della Fontana Grande o di S. Giacomo a Tuscania.

BIBL. – Maria Rita D’Annunzio in DBI, 21, pp. 708-711 (con rif. alle fonti d’archivio e bibl. precedente); Baggio – Zampa 1979; Adorisio – Sbardella 1993, p. 93; Vicario 1994; Ales­sandra Anselmi in Dict. of Art, VI, pp. 22-23; Gerard Wissel in SAUR, XVII, p. 192; Colonna 1999, pp. 89, 91-93; Fedeli Bernardini 2002b, pp. 177-178; Mocci 2002; Roca de Amicis 2002, pp. 97-98.

[Scheda di Stefania Ricciutelli – Ansl]