Colomberti Antonio – Attore (Viterbo, 20 feb. 1806 – Bologna, 13 marzo 1892).
Appartenne a una famiglia di attori, così i genitori Gaetano (Ferrara 1785 – Pisa 1859) e Caterina Rinaldi (Fossombrone 1780 – Napoli 1869), come i fratelli Luigi (Verona 1813 – Napoli 1838) e Carolina (Cagliari 1818 – dopo 1880). Il padre Gaetano recitava come primo amoroso nella compagnia di Gioacchino Petrelli, ma la compagnia si sciolse dopo il carnevale 1806 a Viterbo, lì nacque Antonio due giorni dopo la fine delle recite. Fin dalla nascita, seguendo i genitori nelle loro peregrinazioni, fu utilizzato in parti di fanciullo (tra il 1811-1812 nella compagnia Consoli, Zuccato e Pellizza); nel 1820 recitò come primo amoroso in una compagnia secondaria nel Teatro della Piazza Vecchia a Firenze. Ma lo stesso A. nella propria autobiografia (v. Bibl.) fa risalire il suo vero debutto al 1822 quando entrò a Firenze nella compagnia di Lorenzo Pani come semplice generico.
Ebbe come maestri Ercole Gallina, per la recitazione di commedie, e poi di Nicola Vedova per ruoli tragici e drammatici; inoltre gli furono preziosi gli insegnamenti di Giuseppe Salvini. La sua attività fu intensissima, sia come attore nelle maggiori compagnie del periodo (tra le tante si ricordano quelle di Tommaso Zocchi, di Giuseppe Salvini, di Romualdo Mascherpa, di Francesco Paladini e Carolina Internari, con i quali recitò a Parigi), sia come direttore di compagnia. Si sposò due volte: prima con Isabella Belloni (1827), anch’essa attrice di talento, dalla quale ebbe tre figli che però morirono poco tempo dopo la morte della madre (Firenze, 1832); poi, dopo diciotto mesi di vedovanza, con un’altra attrice, Amalia Boni, da cui ebbe la figlia Gemma (n. 1836).
Ebbe un repertorio vastissimo ma riscosse successo soprattutto recitando autori come Alfieri, Monti, Metastasio, Goldoni. Giuseppe Costetti lo ricorda tra i migliori attori del tempo, ne loda la recitazione «netta chiara scolpita» (Costetti, p. 27), quantunque avesse «un non so che di lento e di grave» (ivi, p. 43) che gli valse dai contemporanei il soprannome di «re Pausania». Durante gli anni 1854-1857 fu attivo al Teatro dei Fiorentini di Napoli dove, a detta degli altri membri della compagnia, ebbe fama di «jettatore». Forse la nomea gli spiacque, ma finché recitò ai Fiorentini la sua compagnia fece ottimi affari.
Pur non avendo ricevuto un’istruzione avanzata, si interessò alla storia antica e lesse gli autori teatrali più rinomati; presto imparò il francese per accedere direttamente alle fonti da cui veniva tradotta la maggior parte del repertorio teatrale messo in scena in Italia a metà dell’Ottocento. Tradusse per le scene pièces francesi e scrisse numerose opere, rimaste inedite: commedie, drammi in prosa (alcuni anche in versi), romanzi storici. Si dedicò inoltre a ricerche di storia del teatro scrivendo alcune opere; tra esse le Memorie artistiche dei più distinti comici e comiche che adornarono le scene italiane dal 1780 al 1869 (Ms. 21 della Biblioteca dell’Istituto nazionale di archeologia e storia dell’arte di Roma, datato Bologna 1872), si proposero come prosecuzione dell’opera di Francesco Bartoli (Notizie istoriche de’ comici italiani che fiorirono intorno all’anno MDL fino a’ giorni presenti, Padova, 1872). Delle altre, si ricordano i Cenni artistici dei comici italiani dal 1550 al 1780 compilati dall’attore comico Francesco Bartoli e dall ‘attore Antonio Colomberti continuato fino al 1880 (Ms. 22 della Biblioteca dell’Istituto nazionale di archeologia e storia dell’arte di Roma, datato Bologna 1880), contenente una serie di biografie e interessanti notizie sulle compagnie dell’epoca, nonché le Notizie storiche dei più distinti comici e comiche che illustrarono le scene italiane dal 1780 al 1880, precedute da una breve descrizione del risorgimento del teatro e del progresso di esso e decadenza dal 1200 al 1860 (Ms. 3.42.8.33, della Biblioteca teatrale del Burcardo di Roma, datato 1881). Si conservano inoltre due opere di ricordi: la citata autobiografia e le Memorie di un celebre pittore e di un artista (datate 1888, copie manoscritte conservate nelle già menzionate biblioteche di Roma).
Il legame di C. con il Lazio è dovuto alla sua nascita a Viterbo, peraltro fortuita durante una stagione teatrale della compagnia cui apparteneva il padre. Non sembra che C. abbia mantenuto rapporti o sia tornato nella città natale durante la sua vita.
BIBL. – Le maggiori notizie dall’autobiografia dell’autore (Vita artistica di Antonio Colomberti, ms. 28 della Biblioteca dell’Istituto nazionale di archeologia e storia dell’arte di Roma, datato 1872; altra copia, intitolata Memorie, e datata 1872 è nella Biblioteca teatrale del Burcardo, 3.40.8.23), di recente edita (Antonio Colomberti, Memorie di un artista drammatico, testo, introduzione, cronologia e note a cura di Alberto Bentoglio, Roma, Bulzoni, 2004