Crispino da Viterbo, o.f.m.cap. (al secolo Pietro Fioretti) – Santo (Viterbo 13 nov. 1668 – Roma 19 maggio 1750).
Figlio di Ubaldo, calzolaio, e di Marzia, vedova e madre di una bambina, fu battezzato due giorni dopo la nascita nella chiesa di S. Giovanni Battista. Dopo avere frequentato i primi anni di scuola presso i Gesuiti ed essere stato apprendista calzolaio, fu avviato alla vita religiosa dallo zio paterno, Francesco, dal padrino di battesimo Angelo Martinelli e da quello di cresima, Domenico Giacinto di Bartolomeo. A 25 anni entrò nell’Ordine dei Cappuccini: il 22 luglio 1693 prese l’abito nel convento della Palanzana di Viterbo, cambiando il nome in quello di Crispino in onore del patrono dei calzolai. Suo maestro divenne il padre guardiano Giuseppe da Paliano. Il 22 luglio 1694 fece la solenne professione religiosa e fu destinato al convento di Tolfa con la mansione di aiuto cuoco. Alla fine dell’apr. 1697 giunse a Roma, dove svolse la mansione di infermiere; nel 1698 fu trasferito al monastero di Albano, dove lavorò come cuoco, e nel 1703 fu ortolano in quello di Monterotondo. Questuante dal 1709 nel monastero di S. Bernardo a Orvieto, fino al 1746 svolse il suo incarico a Ficulle, Porano, San Venanzo, Baschi, Castel Giorgio, Prodo, Sala, San Vito, Castel Ribello, Sugano e Torre Alfina. Ammalatosi di podagra nel 1747 e aggravatosi nel mese di agosto, partì per Roma il 13 maggio 1748, trascorrendo due anni nel convento della SS. Concezione. Ivi entrò in contatto probabilmente con Leonardo da Porto Maurizio presso la duchessa Tursi e, durante il giubileo del 1750, con Carlo da Motrone. A Roma ricevette molte visite, in particolare da parte delle religiose dei maggiori monasteri romani; inoltre gli furono attribuite doti taumaturgiche. Secondo le fonti fu ritenuto l’artefice delle guarigioni di Carlo, secondogenito di Giulio Cesare Colonna di Sciarra e Cornelia Costanza Barberini, del Cardinal Prospero Colonna di Sciarra e della duchessa Tursi. C. ebbe un fitto rapporto epistolare con molti religiosi e laici: si parla di 553 lettere raccolte tra Bagnoregio, Città della Pieve, Civitacastellana, Montefiascone, Montepulciano, Orvieto, Roma, Tivoli e Viterbo; egli fu inoltre autore di alcune massime e preghiere. I suoi modi semplici e scherzosi con la gente che frequentava gli favorirono molte simpatie tra i fedeli. Per tenerli allegri, recitava loro aneddoti ed ottave della “Gerusalemme liberata” che conosceva a memoria. Questo suo comportamento “disinvolto” non venne, però, sempre condiviso dai suoi superiori. Ad uno di questi che lo aveva redarguito dirà “Padre lettore mio, il pesce non va all’amo se non vi vede qualche cibo di suo gusto. Le nostre astinenze, cilici e penitenze sono cose che i secolari non comprendono e aborriscono. Invece queste ottave del Tasso e altre poesie, se vi si fa seguire qualche discorso spirituale, possono far del bene a chi ascolta”. Sapeva però anche essere severo nei confronti di chi si approfittava del prossimo per guadagni illeciti. Al suo funerale, nel 1750, parteciparono molte persone, tra cui alcuni membri di famiglie nobili, come Falconieri, Falzacappa, Altieri e Barberini. Pochi anni dopo la sua morte, fra il marzo e il dic. 1753, il vescovo di Viterbo Giacomo Oddi si impegnò alacremente per promuoverne il processo di beatificazione, a cui contribuì finanziariamente il Comune. Postulatore della causa fu padre Emanuele da Domodossola, che scrisse una sua biografia. Il processo informativo si aprì a Orvieto e a Roma e si concluse nel 1757, quando fu istruito l’ordinario, che ebbe come ponente il Cardinal Prospero Colonna di Sciarra. C. fu beatificato il 26 ag. 1806 da Pio VII. Dopo un lungo silenzio, la causa fu ripresa il 28 febbr. 1923 e il processo apostolico si svolse nella Curia viterbese nel biennio 1958-1960. La sua canonizzazione è avvenuta il 20 giugno 1982. Il dies natalis cade il 9 maggio ma da alcuni anni a questa parte san C. viene festeggiato nella seconda metà di giugno con una processione che dalla chiesa di Santa Maria della Verità sale al convento di San Paolo.
BIBL. — Alessandro da Bassano 1752; Alessandro da Bassano – Emanuele da Domodossola 1761; Francesco A. da Portogruaro 1762; Bonifazio da Nizza 1806; Felice Maria da Brignano 1806; Francesco Antonio da Viterbo 1806; Marocco, XIV, p. 31; Campello 1873; Gaudenzio da Cremona 1887; Villani 1926; Isidoro da Alatri 1933; Signorelli, III/1, p. 202; Bonaventura D’Arenzano in Bibliotheca Sanctorum, IV, coll. 312-313; Niccolò Del Re in Bibliotheca Sanctorum, Appendice I, col. 382; Giorgio da Riano 1969; Branca 1971; Mariano D’Alatri 1982a; Mariano D’Alatri 1982b; Compendium 1982; Gasbarri 1982, pp. 25-26; Jean-Michel Sallmann in DBI, 30, pp. 803-804; A. Cattabiani, Santi d’Italia, Milano 1993; V. Ceniti, Paesi e patroni della Tuscia, Viterbo 2008.