De Cupis Cesare — Agronomo, storico (Faleria, 15 lug.1845 – Roma, 2 feb. 1928).

Apparteneva a una famiglia romana di mercanti di campagna. Combattè per gli ideali liberali e nazionali nel 1866 e 1867, al seguito di Garibaldi nella battaglia di Mentana. Dopo l’unione di Roma all’Italia, si riti­rò dall’attività politica e dal servizio per il governo italiano e si dedicò unicamente alla cura dei suoi sette figli e dell’azienda agricola paterna. I De Cu­pis furono affittuari della famiglia Borghese dal 1836 al 1904 e amministrarono terreni e rendite nei comuni di Faleria, Civita Castellana, Calcata, Rignano Flaminio e Ronciglione, disponendo di con­tratti d’affitto e di documenti sulla proprietà fon­diaria che risalivano assai indietro nel tempo ed era­no entrati in loro possesso in qualità di munimina. Cesare fu agricoltore appassionato e socio del Co­mizio Agrario di Roma, nonché funzionario delle amministrazioni dei comuni viterbesi nei quali eser­citava attività produttiva. Nacquero così i suoi in­teressi per la letteratura economico-agraria ed agro­nomica e per la storia economica delle campagne romane.

Agricoltore e nello stesso tempo uomo di cultura, fu fra i più attenti a studiare i problemi sto­rici che si opponevano alla trasformazione agraria della Campagna romana, rispetto ai facili entusia­smi procurati in molti esponenti della vita politica dall’unione di Roma all’Italia. Curò la raccolta di una biblioteca privata specializzata nei problemi delle campagne della provincia romana, fra cui an­che manoscritti di notevole interesse storico. I suoi primi lavori scaturirono da questa attività erudita. Fra questi, la pubblicazione del quarto volume ine­dito di Nicola Maria Nicolai, del quale dimostrava l’autenticità e offriva una sintesi. Legato all’attivi­tà di ricerca bibliografica fu il suo secondo lavoro, pubblicato a cura del Ministero di agricoltura, in­dustria e commercio, il Saggio bibliografico degli scritti e delle leggi sull’Agro Romano, successiva­mente integrato dal Supplemento al saggio biblio­grafico degli scritti sull’Agro Romano e collezioni delle decisioni della Sacra Rota concernenti le te­nute ed i comuni della provincia di Roma (Caserta, Tip. della libreria moderna, 1926).

Con questi la­vori nacque una collaborazione con il Ministero, del quale D. divenne consulente, in particolare nella Commissione di vigilanza per il «bonificamento» dell’Agro Romano. La raccolta dei suoi volumi è per questo tuttora conservata presso la Biblioteca del Ministero dell’agricoltura. Nell’ambito di que­sta collaborazione, venne incaricato di redigere una ricostruzione delle vicende legislative ed economi­che della Campagna romana, partendo dall’antica Roma fino al 1870. Ne scaturì il lavoro più importante di D., Le vicende dell’agricoltura e della pa­storizia nell’Agro Romano. Annona dì Roma. Giu­sta memorie, consuetudini e leggi desunte da docu­menti anche mediti. Sommario storico (Roma, Bertero, 1911). La parte di maggiore impegno del vo­lume è quella dedicata al minuto esame della poli­tica agraria e delle condizioni dell’agricoltura da Martino V a Pio VII. La seconda parte, dedicata alla Storia dei luoghi già abitati dell’Agro Romano, nel­la zona della bonifica obbligatoria, si inserisce nel filone avviato da Nicola Maria Nicolai e Antonio Coppi nei primi anni del XIX secolo, con lo scopo di dimostrare la fattibilità del ripopolamento del­l’Agro. La ricca appendice contiene i provvedi­menti in materia agraria e annonaria adottati dai go­verni pontifici. I temi affrontati sono quelli che le­gano il popolamento alla questione della malaria, gli abusi della proprietà assenteista, l’esigenza di un equilibrato rapporto città-campagna, temi affronta­ti con onesta e minuziosa fedeltà documentaria. Le copie di documenti inediti tratti dagli archivi Co­lonna, Orsini e Santacroce riguardanti la storia di Roma furono versati all’Accademia di S. Luca e si trovano ora in deposito presso la Società Romana di Storia Patria. Altra sua opera riguarda la caccia alla volpe nella Campagna romana. Nei primi de­cenni del Novecento a Roma venivano a svernare o addirittura a vivere moltissimi inglesi, innamorati della città e dei suoi dintorni. Tra questi, la Campa­gna romana godeva di grande popolarità, non solo tra gli artisti ma anche tra gli sportivi. E lo sport pri­vilegiato dagli inglesi era la «caccia alla volpe». Vi partecipavano i soci del Circolo della Caccia insie­me agli ufficiali dei reggimenti di cavalleria e di ar­tiglieria da campagna stanziati in città, ed alcune amazzoni e cavalieri, anche italiani. Lo sport era cosi diffuso che non solo D. vi dedicò quest’opera, ma un autore, archeologo e innamorato della Cam­pagna romana come Rodolfo Lanciani, giunse ad­dirittura a comporre in lingua inglese i suoi Wande­rings in the Roman Campagna, destinato proprio a quegli artisti e sportivi che usavano dilettarsi con la caccia alla volpe.

BIBL. — Necrologio 1928; Cagiano de Azevedo 1980; Carlo Maria Travaglini in DBI, 33, pp. 600-602.

[Scheda di Susanna Passigli-Msl]