De Grandis, Cesare – Cantante (n. Viterbo, 1709).

Figlio del lucchese Matteo e di Rosa Vinchioni, era nipote del musicista viterbese Cinzio Vinchioni, dal quale fu avviato agli studi musicali. Esordì ad appena dodici anni cantando, come soprano buffo, nella parte di Medullina nell’opera La costanza in cimento o Il Radamisto, con cui fu inaugurato il nuovo Teatro dei Mercanti di Viterbo (feb. 1721) sotto il patrocinio del nipote del papa Carlo Albani e di sua moglie Teresa Borromeo; la musica originale di Tomaso Albinoni fu modificata e integrata con molte aggiunte da suo zio.

Proseguì gli studi con Cinzio, che era maestro di cappella della cattedrale viterbese. Morto lo zio nel 1727, egli stesso fu nominato organista (1728) e poi maestro di cappella di quella cattedrale, incarico mantenuto dal 1733 fino al 1741 circa. Ma la sua carriera fu soprattutto quella del cantante solista (tenore): interpretò la parte del re Cosroe nel Siroe di Adolf Piasse (Viterbo 5 sett. 1733), poi cantò più volte nel teatro di Perugia (1733-1735), approdando nella stagione 1736 al Teatro Tordinona di Roma (Adriano in Siria di Egidio Duni e Nitocrì regina d’Egitto di Geminiano Giacomelli). La sua carriera continuò in altre città d’Italia: Venezia e Verona (1737), Firenze (1740), Livorno e Cesena (1743), Lucca (1744 e 1749) e Siena (1750). Dopo quest’ultima data non si hanno più notizie sulla sua attività. L’aver cantato in parti principali sulle scene di città diverse lascia pensare a un interprete di buona voce e buone qualità musicali.

BIBL. – Cametti 1938, II, p. 92; Angeli 1978-80, pp. 41-42; Sartori, Indici, II, p. 332; Franchi 1997, p. 170.

[Scheda di Orietta Sartori – Ibimus]