Dionisio da Viterbo – Fabbro, mastro orologiaio (Viterbo [?] sec. xv).
Figlio di Ceccarello muratore, fu attivo assieme al fratello Pier Domenico, anch’egli fabbro, nella seconda metà del sec. xv. Secondo Giovanni di Iuzzo, cronista viterbese del tempo, i due lasciarono Viterbo nell’anno 1477, ma in realtà sembra che ciò sia avvenuto dieci anni prima.
Prestarono quindi la loro opera in Firenze, Roma, Napoli e in altri luoghi d’Italia. Nel 1469 D. regolò l’orologio di Siena e l’anno seguente lo riparò perché colpito da un fùlmine. Il 17 dic 1471 dovette di nuovo riparare l’orologio, questa volta con l’aiuto del fratello Pier Domenico. Sempre nel 1471 lavorarono ai «fornimenti di ottone» per gli antifonari del duomo di Siena, e nel 1474 realizzarono una graticola che doveva servire come elemento di chiusura della libreria nella sacrestia. Nel 1475 ricevettero 5 fiorini e mezzo quale pagamento per alcuni «fornimenti» per dieci libri. In una lettera di Ambrogio Spannocchi a Lorenzo il Magnifico del 14 giugno 1477 viene citato D. da Viterbo «homo d’alto ingegno et mirabile», che ha costruito un orologio «con tanta arte et con tante figure, che lavorano tutte ad un medesimo tempo, che è cosa bellissima a vederlo». Lo stesso Lorenzo il Magnifico, il 4 ott. 1479, espresse tutta la stima che provava per D., allora attivo a Bologna. Schieratosi a favore dei Medici, per scampare a Ferdinando, re di Napoli, e al conte Girolamo Riario, D. si rifugiò prima presso il conte Anton Maria della Mirandola e poi presso il duca di Mantova. Nell’apr. 1481 i due fratelli furono a Venezia e in qualità di «maistri del Rologio» presentarono al Consiglio della Serenissima un progetto meccanico relativo alla chiusa del fiume Brenta presso Stra. Il progetto, che doveva rendere più agevole il passo alle barche, venne approvato il 2 apr. 1481. Il 18 luglio 1482, portata a termine l’opera relativa alla chiusa, D. venne nominato ingegnere della Serenissima. Impegnato nel 1485 nella realizzazione di una fabbrica sulle rive del Brenta, in merito alla quale intervenne il capitano di Padova per fermarne i lavori, grazie all’intervento del Consiglio dei Dieci, poté proseguire l’opera. Prima del nov. 1500 il fratello Pier Domenico vendette agli eredi Pietro e Sebastiano Bernardo il progetto relativo a Stra, ciò che consente di collocare la morte di D. antecedentemente a quella data.
Bibl. – La Fontaine 1906; Bona 2004, pp. 71-104.
[Scheda di Antonella Mazzon – Isime]