Ganassini, Marzio (Marzio di Cola Antonio) – Pittore (circa 1560 – post 1623)
Nasce a Roma e sviluppa le sue doti artistiche sulle orme del padre, anch’egli pittore e specializzato nella decorazioni di grottesche, Antonio Orsini, conosciuto anche come Antonio Orsini de Ganassino, ma soprattutto detto Cola Antonio. Il padre fu membro dei Virtuosi del Pantheon e partecipò attivamente alle attività dell’Accademia di San Luca, di cui fu più volte camerlengo. Padre e figlio collaborarono a lungo insieme, almeno fino alla morte di Antonio che avvenne probabilmente nel 1614.
Gli esordi di G. come pittore affermato si ebbero in concomitanza alla febbrile attività decorativa che caratterizzò il pontificato di Clemente VIII (1592-1605), che riguardò un gran numero di edifici romani. Tra le sue opere romane confermate si possono ricordare: la decorazione della volta in Santa Cecilia in Trastevere (1599); episodi della vita di sant’Onofrio, nel chiostro dell’omonimo convento (1600); cantiere decorativo della chiesa della Madonna dei Monti, con C. Nebbia e O. Gentileschi (1599); dipinti della Cappella dei pescatori a S. Maria della Consolazione (1601-1607); Cappella della Madonna di Loreto all’Aracoeli (1613).
Parecchio feconda fu anche la sua attività nel territorio viterbese. La prima opera, anche se la cronologia non è certa, risulterebbe essere la decorazione con le scene della vita di sant’Agostino del chiostro del convento della SS. Trinità, dove collaborò con Giacomo Cordelli e probabilmente anche con il padre Antonio, il quale si occupò dei fregi e delle grottesche. Nel ciclo agostiniano, è evidente l’aderenza alle caratteristiche stilistiche del Cavalier d’Arpino e al gusto tipico del tardo manierismo romano.
Nel 1608, insieme a Filippo Caparozzi accetta la commissione di dipingere “Storie Mariane” (Natività, Presentazione al Tempio, Sposalizio), sulle tre pareti della cappella del Palazzo comunale di Viterbo. Al settembre del 1614 risalgono alcuni mandati di pagamento per gli affreschi della Palazzina Montalto a Bagnaia, che può essere considerata la sua impresa più significativa, alla quale partecipò insieme al padre. Secondo Parlato (p.138), questa commissione sembra essere legata al rapporto con il Cavalier d’Arpino, il quale si trattenne nella residenza viterbese fino al novembre del 1613, il tempo necessario per dipingere alcuni affreschi e lasciare agli aiuti i disegni per completare quanto gli era stato affidato. Sempre a Bagnaia, il G. dipinse una Madonna tra San Giovanni Battista e San Giuseppe, nella Chiesa di S. Giovanni Battista.
Dopo queste commissioni la documentazione risulta molto carente: nel 1622 si trova ancora a Viterbo per continuare la decorazione della cappella del Palazzo comunale, la quale procede a rilento probabilmente a causa delle precarie condizioni di salute dell’artista, rese note nel testamento stilato presso un notaio viterbese nel 1623.
BIBL. – G. Baglioni, Le vite de’ pittori, scultori et architetti dal pontificato di Gregorio XIII del 1572 in fino a’ tempi di Papa Urbano VIII del 1642, Roma, 1642; I. Faldi, Pittori viterbesi di cinque secoli, Roma, 1970; M. C. Bertollini, Gli affreschi inediti del salone di Palazzo Especo y Vera a Viterbo, in “Biblioteca e Società”, n. 1-2, 2002; M. C. Bertollini, L’inedito fregio con le storie di S. Paolo in Palazzo Chigi, in “Biblioteca e Società”, n. 3, 2002; N. Angeli, Presenza a Viterbo di Marzio Ganassini e suo testamento, in “Biblioteca e Società”, n. 1-2, 2006; E. Parlato, in DBI, vol. 52, pp. 136-139; Faldi 2001, pp. 132-133.
[Scheda di Laura Pace Bonelli – Ansl; revisione e integrazione di G. S. Pannuti – Cersal]