Gatti Giovanni – Politico (Viterbo sec. XIII).
Figlio di Silvestruccio di Fazio, svolse un ruolo attivo nelle vicende di Viterbo, capeggiando la fazione guelfa (detta Gattesca) e osteggiando la fazione ghibellina guidata dai Tignosi. Tale ostilità si inasprì intorno al 1425 e portò le due fazioni ad incrociare le armi più volte nel 1429 e nel 1430. Tra le magistrature comunali G. ricoprì la carica di consigliere, priore e conservatore delle gabelle.
Secondo i cronisti viterbesi egli era entrato in possesso della Città cacciando l’abate di San Martino al Cimino che la controllava per conto dell’antipapa Giovanni XXIII nel 1413. Nel 1419 ottenne da Martino V la conferma del possesso del castello di Celleno. Con la morte del papa Colonna, G. perse un forte appoggio e vani furono i suoi tentativi di accattivarsi le grazie del nuovo pontefice, Eugenio IV.
Nel 1431 inscenò un finto attentato alle porte di Viterbo ai danni del rettore della Chiesa in cui egli sarebbe dovuto intervenire assieme ai suoi armati come difensore della Chiesa; l’attentato non andò a buon fine e si risolse con la fuga del rettore a Montefiascone. Per dare prova della sua fedeltà alla Chiesa il G. prese parte alla guerra contro i Colonna e Giacomo di Vico di Giovanni, loro alleato, e cercò di sostenere il legato Giovanni Vitelleschi. Morì il 23 nov. del 1438, lasciando a capo della famiglia il figlio Princivalle.
BIBL.- Ciampi 1872, pp. 46,48-55, 117; Pinzi, III, pp. 3, 70, 113, 129, 135-167; Signorelli, II, pp. 5, 29,40, 43-44, 47, 59, 63-64, 75, 76, 85, 89; Miglio 1991, p. 17; Angela Lanconelli in DBI, 52, pp. 572-573; D’Andrea 2002, pp. 122, 127-128, 130-132.
[Scheda di Antonella Mazzon – Isime]