Granaroli Angelo – Ecclesiastico, benefattore (Bagnoregio, 29 mag. 1665 – ivi, 8 ago. 1743).
Figlio di Ottaviano e di Caterina, entrò giovanetto nel seminario di Bagnoregio, distinguendosi soprattutto negli studi letterari. Ordinato sacerdote, divenne professore di teologia e rettore dello stesso seminario (1692). Nel terremoto dell’ 11 giugno 1695 fu attivo nel dare soccorso alla popolazione, con la parola e con le opere; nel nominarlo canonico della collegiata di S. Nicola papa Innocenzo XII ne rammentò le «eruditas conciones, quas habuit occasione terraemotus» (bolla del 22 sett. 1695). Poiché durante il terremoto erano andati distrutti in parte la cattedrale, il vescovado, il seminario e altre chiese site nel borgo di Civita, si pensò di unire il clero superstite con quello della collegiata di S. Nicola, ubicata nella contrada di Rota, creando un solo capitolo, in quel luogo più accessibile. Per autorizzare tale progetto il papa incaricò il cardinal Marco Antonio Barbarigo, vescovo di Montefiascone; questi, durante il soggiorno a Bagnoregio, dimorò in casa di G., stimandolo tanto da nominarlo elemosiniere della mensa vescovile. La stima per G. fruttò anche il parere favorevole del cardinale alla proposta riunione del clero di Bagnoregio in S. Nicola. Tre anni dopo G. fu anche incaricato dal Comune come maestro della scuola pubblica.
Nello stesso anno il nuovo vescovo Ulderico Nardi lo confermò come elemosiniere, nominandolo anche esaminatore sinodale; inoltre provvide alla ricostruzione della cattedrale e del palazzo vescovile affidando a G. l’ amministrazione dei lavori. Ma i rapporti con il nuovo vescovo ben presto peggiorarono: nella sua prima visita pastorale Nardi proibì ai canonici l’esercizio di impieghi extra ecclesiastici, per cui i priori del Comune furono avvertiti di provvedere di un nuovo maestro la scuola pubblica; il 5 sett. 1700 fu nominato il sacerdote Giovanni Battista Giannotti di Soriano. Tuttavia G. non si rassegnò e continuò ad insegnare, ponendosi così in aperto contrasto con il proprio vescovo. Ne scaturì una causa, che alla fine G. vinse. Nel corso della lite era stato tacciato da Nardi di «avarizia» per non aver voluto rinunziare ai proventi dell’insegnamento; in realtà, G. compì molti atti di beneficenza verso i poveri, ospitò i novizi che si recavano a Bagnoregio e donò la sua vasta casa e l’orto, vicini al vescovato e al duomo, per farne il nuovo seminario (3 nov. 1728).
L’edificio sostituì quello lesionato dal terremoto e fu intitolato a san Bonaventura; G. lo arricchì con la sua libreria e gli oggetti sacri della sua cappella privata. Inoltre, imitando l’esempio del cardinal Barbarigo, che aveva istituito le scuole femminili a Montefiascone affidandole a Lucia Filippini, G. volle fare lo stesso per le fanciulle di Bagnoregio fondando le «Scuole Pie» nella casa ottenuta a tal fine da una devota donna di nome Orsolina; per testamento (10 giugno 1743) lasciò tutti i suoi beni a questa scuola femminile, affidandone la direzione e il patronato al Capitolo della cattedrale, dove fu sepolto. Scrisse: Motivi di pentimento, di rassegnazione e di preghiera esposti in nove Discorsi al popolo Bagnorese in occasione del flagello del terremoto nel Giugno del 1695 (Montefiascone, Stamperia del Seminario, 1700).
BIBL. – Quintarelli 1896, pp. 525-550.
[Scheda di Orietta Sartori – Ibimus]