Gualtieri (Gualterio) – Famiglia (Orvieto, sec. XVI-XVIII)

Originaria di Orvieto, il cui capostipite può essere individuato in Gualterio (o Gualterino), nel sec. XIII consigliere insieme al fratello Meo della magistratura orvietana, (la famiglia si trasferì a Bagnoregio) e, con altro ramo, a Viterbo (dove il vescovo Sebastiano (v.), figlio di Raffaello, ne resse la diocesi dal 1551 al 1566, acquisendo nel 1560 la cittadinanza). Qui era proprietaria di una residenza in Piazza delle Erbe e aveva sepoltura nella chiesa di S. Maria del Paradiso.

Tra i primi membri degni di nota è Giulio, figlio di Sebastiano, cui nel 1566 venne confermato il diritto di nobiltà; agente del cardinale Farnese (1584), castellano della rocca di Viterbo (1585, 1589) e tesoriere generale della Provincia del Patrimonio (1588), ricoprì in periodi diversi (1585-1610) la carica di commissario per l’esazione del sussidio triennale; suo figlio Paolo (m. 20 sett. 1651), coniugato con Antonina Pamphili e in seconde nozze (25 sett. 1605) con Vittoria Chigi, fu commissario dell’annona di Viterbo e Montefiascone, castellano di Viterbo e Civitavecchia, tesoriere (1611) e vice-esattore della Camera Apostolica per la Provincia del Patrimonio (1615-1622). Commissionato nel 1621 il restauro della chiesa di S. Maria del Paradiso, dove la famiglia aveva sepoltura, fu al servizio del papa nella guerra contro i Turchi come commissario delle galere pontificie, testando prima della sua partenza in favore dei figli Gualterio (m. 1634), capitano di cavalleria, deceduto nella battaglia di Lipsia, e dell’ecclesiastico Giulio (29 dic. 1614 – 1661), arcidiacono della cattedrale, con il quale si estinse il ramo viterbese.

Oltre a stabilire un ricco lascito alla venerata immagine di S. Maria Liberatrice di Viterbo, con testamento del 12 ott. 1661 Giulio nominò suo erede il cardinale Carlo (1613-1673) del ramo di Orvieto, che nel 1664 cedette per 2767 scudi la tenuta delle Bussete a Isidoro e Pietro Antonio Paci di Viterbo. Con Giuseppe di Carlo (n. 1772) la famiglia si trasferì a Bagnoregio, dove ebbe titolo di marchese, generando inoltre rami collaterali, ancora oggi fiorenti, in Bolsena e Orvieto.

Arme: d’azzurro a tre fasce abbassate sormontate da tre bisanti (monete) ordinati in fascia, il tutto d’oro; cimiero: il dragone alato e seduto tenente un bisante d’oro.

BIBL. – Marocco, XIV, p. 79; Amayden, I, pp. 433-435; Maylender, V, p. 38; Signorelli 1968, pp. 82-85; Weber 1994, p. 715; Angeli 2003, pp. 260-262, 730-732.

[Scheda di Marina Bucchi – Ibimus]