Landucci Nicola – Letterato (sec. XVIII).
Di nobile famiglia, visse a Viterbo. Ordinato prete dal vescovo di Montefiascone il 10 agosto 1756, nello stesso anno è canonico di S. Angelo in Spatha a Viterbo, divenne rettore del locale Seminario e segretario dell’Accademia degli Ardenti; fu iscritto all’Accademia degli Aborigeni con il nome di Eunapio Lidio e all’Arcadia con quello di Erbisio Dafnitide. Pubblicò una volgarizzazione delle favole di Fedro (Delle favole di Fedro, liberto d’Augusto. Libri cinque tradotti in volgar toscano dall’abate Niccola Landucci, Accademico Ardente, In Viterbo, 1775, per Domenico Antonio Zenti) e scrisse sonetti sia in onore di santa Rosa sia per altre occasioni celebrative.
Fino al 1781 risultano sottoscritte le sue celebrazioni di messe nella chiesa di S. Angelo in Spatha; poi, colpito da malattia, lasciò indicazione che la sua biblioteca dovesse andare alla comunità viterbese con l’impegno del pubblico uso. Ripresosi, modificò il testamento chiedendo per la cessione dei volumi un vitalizio di 20 scudi, che però gli venne rifiutato dal Comune; i libri andarono così a incrementare la biblioteca del Capitolo del duomo viterbese. Morì nel 1783.
BIBL. – Maylender, I, p. 11 ; Giorgetti Vichi 1977, p. 97; Sguanci 1990, p. 5; Carosi 1997, ad indicem.
[Scheda di Simona Sperindei – Ibimus; integrazione di Luciano Osbat-Cersal]