Lemmi, Giovan Antonio – Orefice, Argentiere (Viterbo, 11 nov. 1636 – Ivi, ante 1692)
Figlio di Lemmo e di Lucrezia Paoloni, era nato l’11 novembre 1636 e con il fratello maggiore Cosimo si era avviato alla professione di orefice e argentiere in una bottega di loro proprietà. Nel 1661, alla morte del fratello, aveva continuato da solo quell’arte. Nel 1662 chiedeva il rilascio dello stato libero per contrarre matrimonio e la dichiarazione di uno dei testimoni del “processetto matrimoniale” diceva che Giovan Antonio era venuto da Roma a Viterbo da almeno cinque anni e che risultava scapolo (il che vorrebbe dire un periodo di permanenza del Lemmi negli anni giovanili).
Nel 1673 i confratelli della Compagnia del Gonfalone di Viterbo affidavano al Lemmi la creazione di lanternoni in previsione del successivo Anno santo sulla scorta del disegno fatto da Giovan Francesco Romanelli. I lanternoni dovevano essere pronti nel giro di dieci mesi e per il materiale la Compagnia consegnava i vecchi lanternoni che sarebbero stati fusi.
Nel 1674 il Lemmi era incarcerato per istanza del marchese Lorenzo Chigi Montoro. Nel 1677, alla presenza del Vicario generale di Viterbo, due orafi procedevano all’apertura di una cassa del Lemmi nella quale trovarono diversi oggetti per un totale di sette libre di peso. Dalla Compagnia di San Leonardo aveva ricevuto dieci libre d’argento e centodiciassette scudi in contanti per fare fare nuovi lanternoni che però non erano mai stati consegnati. Dopo la morte del Lemmi, nel febbraio 1692 venne raccolta la testimonianza di come i lavori al Lemmi erano stati affidati per le costrizioni dell’allora Vicario generale Pilastri e che il Lemmi si era ridotto in povertà e non era più in grado di realizzare i lavori che gli venivano affidati.
BIBL. – N. Angeli, Orafi e argentieri a Viterbo, Viterbo 2015, p. 65-67.
[Scheda di Luciano Osbat – Cersal]