Margotti Lanfranco – Cardinale (Parma, 1558 – Roma, 28 feb. 1611).

Di povera e oscura fami­glia, fu a Roma al servizio del cardinal Cinzio Aldobrandini come aiutante di camera, poi come se­gretario; fu inoltre ciambellano di Clemente VIII, che lo fece protonotario apostolico; in seguito, es­sendo caro al cardinal Scipione Borghese al quale servì da segretario, fu da papa Paolo V fatto cardi­nale (24 nov. 1608).

Poco dopo (26 genn. 1609) fu nominato anche vescovo di Viterbo, diocesi che resse fino alla morte senza avervi mai messo piede. Appena preso possesso della chiesa viterbese, si trovò ad affrontare il delicato problema di un testo, devoto ma sospetto, scritto dalla terziaria domenicana Francesca Vacchini (Co­munella ad onore della gloriosissima Vergine Ma­dre di Dio e degli Angeli Beati del Paradiso). La religiosa era stata spinta a pubblicare la sua operet­ta mistica dal proprio confessore, il frate domeni­cano Roberto Roberti. Quest’ultimo, in quanto de­legato del Sant’Uffizio per Viterbo, aveva altresì concesso l’imprimatur e così l’opera fu stampata a Viterbo nel 1609, pur apparendo per prudenza sen­za nome dello stampatore (ma l’unica officina ti­pografica attiva in città era quella di Girolamo Di­scepoli).

M. ascoltato il parere di altri teologi, ne proibì la diffusione e ne fece sequestrare gli esem­plari (l’unico superstite è alla Biblioteca Comuna­le degli Ardenti). Ma la polemica era destinata a proseguire giacché il 6 ottobre di quello stesso anno la Vacchini morì in odore di santità e quattro anni dopo Roberti, divenuto vescovo di Tricarico (Ma­tera), ne scrisse una biografia encomiastica all’in­terno della quale ripubblicò la Comunella; riuscì anche a far promuovere un processo di canonizza­zione della sua pupilla, che però non ebbe mai esi­to positivo.

Il processo alla Vacchini sarebbe proseguito (anche per l’intervento ufficiale del Comune di Viterbo a sostegno della causa) se in quegli anni non fosse intervenuto il Sant’Ufficio che si era fatto attribuire la competenza ad indagare sulle santità fittizie e sui culti avviati prima di essere autorizzati. E il primo caso sul quale intervenne la scure del Sant’Ufficio fu proprio quello relativo al processo della Vacchini.

Intanto M. era morto a Roma, nella vil­la già Silvestri al Colosseo, dopo breve malattia causata da una piaga su un braccio; fu sepolto in S. Pietro in Vincoli, sua chiesa titolare; il sepolcro, con ritratto, fu disegnato dal Domenichino. Della sua importante attività di segretario del Cardinal Borghese fu pubblicata postuma una raccolta a cura di Pietro de Magistris di Caldarola (Lettere scritte per lo più ne ’i tempi di papa Paolo V à nome del sig. Cardinal Borghese, Roma, nella stamperia del­la Reverenda Camera Apostolica, 1627); alcune let­tere furono ristampate nella prima edizione della famosa Relatione della corte di Roma di Girolamo Lunadoro (Padova 1635).

BIBL. – HC, IV, p. 365; AIS, n. 3451; Signorelli,  III, p. I, pp. 2-5; Carosi 1990, p. 329; Miranda 2008; Galeotti 2002, pp. 143-144; Bibliotheca Sanctorum, Prima appendice, 1987 col, 1407.

[Scheda di Saverio Franchi – Ibimus; integrazione di Luciano Osbat – Cersal]