Mariani, Pier Luigi – Incisore, Zecchiere (Viterbo, Sec. XVIII)
Era figlio di Girolamo di Francesco che nel primo decennio del Settecento si era trasferito a Ronciglione insieme con il padre andando ad abitare a Borgo Ottavio in una casa che trasformerà secondo le sue esigenze ed idee con l’aiuto dell’architetto Domenico Duranti e del capomastro Giuseppe Prada. A Ronciglione i Mariani ebbero presto la gestione di cartiere, ferriere, l’appalto del servizio di Posta traendo da tutto ciò notevoli vantaggi economici. Pier Luigi nel 1773 era Maestro di strada e nel 1780 concedeva in affitto due mole a grano esistenti a Sutri da lui avute in affitto dal marchese Giuseppe Muti Papazurri. Nel 1785 era membro del Consiglio della Comunità di Ronciglione. Nel 1799, insieme a Gioacchino Bramini, otteneva l’autorizzazione a riaprire la Zecca di Ronciglione per coniarvi le monete ad uso degli operai addetti alle botteghe dei Mariani e furono coniate Madonnine di rame e di argento secondo il modello dell’orefice viterbese Carlo Antonio Garofolini. Nell’agosto dello stesso anno anche la Zecca di Viterbo riprese a coniare monete di rame sotto la direzione del Mariani e proseguì in questa attività fino a tutto novembre dello stesso anno. Nel 1798-1799, quando il Governo repubblicano mise in vendita i Beni nazionali, gli industriali ronciglionesi Bramini e Mariani si affrettarono ad acquistare i boschi e le macchie da legna vicine ai loro stabilimenti che erano diventati i più importanti nel Lazio per incrementare la loro produzione. Nel 1803 Mariani e i suoi soci chiesero il pagamento dei torchi che erano stati trasferiti a Roma.
BIBL. – N. Angeli, Orafi e argentieri a Viterbo, Viterbo 2015, pp. 73-74; R. De Felice, Aspetti e momenti della vita economica di Roma e del Lazio nei secoli XVIII e XIX, Roma, 1965, p. 291, 299; Id, La vendita dei Beni Nazionali nella Repubblica Romana del 1798-99, Roma 1960, p. 90 e 123-126.