Miselli, Giuseppe (detto Burattino) – Corriere (Castelnuovo di Porto, 1637 – ivi, 19 giugno 1695).
Figlio di Angelo e di Rosa Gatti, tra il 1651 e il 1653 rimase orfano di entrambi i genitori. Nel 1654, affidati una sorella e un fratello allo zio Giovanni Battista, alfiere pontificio, si recò a Roma, dove entrò al servizio del marchese Pietro Antonio Gerini. Seguito il suo padrone a Firenze, lo volle come servitore il cardinal Giovanni Carlo de’ Medici. In una gara tra lacchè da lui vinta con destrezza e agilità, il granduca Ferdinando II lo chiamò «Burattino», soprannome che mantenne per tutta la vita. Per la corte granducale svolse alcune missioni, restando sempre in buon concetto presso il granduca e la sua famiglia. Nel 1659 venne inviato per la prima volta fuori d’Italia restando tre mesi ad Innsbruck alla corte dell’arciduca Ferdinando Carlo. L’anno dopo venne spedito in Francia con dispacci per il cardinal Mazzarino; durante il biennio 1660-1661 fu anche a Londra, in Spagna, a Vienna e a Varsavia. Dopo altre missioni, venne licenziato dal servizio dal granduca (1663); da allora si stabilì a Roma e la maggior parte dei suoi viaggi riguardarono affari della S. Sede, dapprima al seguito del nunzio Rasponi, poi (1664) al diretto servizio del cardinal Flavio Chigi, nipote di papa Alessandro VII.
Morto il papa, il cardinal Chigi lo licenziò (1668). Dopo un breve ritiro nel convento di S. Bartolomeo all’Isola, M. riprese l’attività di corriere e di factotum di confidenza al seguito del contestabile Lorenzo Onofrio Colonna e di un gruppo di dame, durante un viaggio di piacere a Milano, Venezia e Bologna. Trattenutosi a Castelnuovo nel 1669, riprese l’anno dopo lunghi viaggi per conto di vari signori e poi di nuovo per la S. Sede, durante i quali attraversò l’Europa dalla Spagna alla Francia all’Olanda, da Stoccolma a Vienna, da Colonia a Roma, tappe che toccò più volte, in viaggi a volte frenetici per battere sul tempo altri messi recanti notizie di valore politico. Dopo un’ultima importante missione in Polonia, dove fu presente all’elezione del re Giovanni Sobieski (1674), rimase per periodi duraturi a Roma, insieme alla giovane moglie (sposata nel 1673). Altre singole missioni furono da lui compiute nel 1676 e 1678.
Dopo tanti viaggi compiuti per la sua professione, in solitudine o al seguito di nunzi, principi, ambasciatori, M. pubblicò una guida (Il Burattino veridico overo Instruzione generale per chi viaggia, Roma, per Michel’Ercole, 1682). Si tratta di un libretto in 12°, in edizione economica, ma non priva di antiporta e figure (disegnate dal pittore Ciro Ferri e incise da Giovanni Francesco Venturini) e soprattutto di privilegi pontifici sulla stampa e sulla vendita, dedicato al marchese Filippo Nerli che era all’epoca direttore generale delle Poste del Papa. Il successo fu immediato e portò all’esaurimento della tiratura, con una nuova edizione del 1684 posta in commercio dal libraio Nicolò L’Huillè, a sua volta seguita da sei ristampe a Venezia e a Bologna, nonché da un’edizione tedesca (1697). L’utilità di questa piccola ma straordinaria guida stava nella precisa e pratica descrizione dei vari stati, regioni e città d’Europa, nel ragguaglio di notizie utili al viaggiatore, in particolare sulle monete, e su un prontuario di termini di uso immediato in sei lingue (italiano, spagnolo, francese, tedesco, polacco e turco); l’autore vi aggiunse tavole con le stazioni di posta lungo le principali strade; insomma, rappresenta un testo di grande interesse per la storia del turismo.
Già in precedenza M. era stato nominato affittuario camerale di Castelnuovo (1676-1686, di nuovo dal 1694), appalto che gli fu consentito dalle non trascurabili ricchezze accumulate in tanti anni di servizio ma che non pare gli abbia arrecato i guadagni sperati, mentre nel 1683 ebbe l’incarico di corriere maggiore delle poste pontificie. Per conto del cardinal Alderano Cybo, vescovo di Porto, curò il restauro della collegiata di Castelnuovo, facendo spostare l’altar maggiore al centro del presbiterio (1683). Tra gli altri incarichi per conto del governo pontificio compì nel 1691 un’ispezione delle fortezze e torri costiere dello Stato Pontificio, sulle quali scrisse una relazione, che si conserva nella Biblioteca Vaticana, ornata da bei disegni ad acquerello (cod. Ottob. lat. 2159: Visita generale delle fortezze, e torri della spiaggia romana sì di Levante che di Ponente nel Mediterraneo), in essa, fra le altre notizie d’interesse storico e geografico, si descrive una tecnica segreta per rendere impermeabili all’umidità i materiali (in particolare armi e munizioni) conservati nelle località marittime. Negli ultimi anni lasciò Roma e si ritirò a Castelnuovo. Resta un suo scritto autobiografico, pubblicato a cura di Furio Luccichenti (Autobiografìa, 1637-1674. La vita di un corriere, Roma, Luccichenti, 1993), che rappresenta un documento di notevole interesse sugli usi e costumi delle corti e dei palazzi nel Seicento italiano ed europeo. Mercè la sua ascesa sociale e la sua popolarità negli ambienti principeschi e cardinalizi, la sua famiglia era divenuta importante a Castelnuovo; ebbe palazzetto presso la Rocca, al n. 23 dell’attuale largo delle Fornaci, con bel portale settecentesco. Ivi fu ospitato nel 1734 Carlo III di Borbone avviato alla conquista del Regno di Napoli; il proprietario del tempo, Eugenio Miselli, fece porre una targa con iscrizione commemorativa sul portale. La casa è oggi di proprietà Faccini.
BIBL. – Tomassetti, III, p. 293, V, p. 365; AIS, n. 1395; Pappuccia – Clementi 1990, pp. 48, 94, 108-109, 161, 171; Miselli 1993.