Mola, Pier Francesco – Pittore (Coldreiro, Canton Ticino, 1612 – Roma, 1666).
Figlio dell’architetto Giovanni Battista, fu a Roma dal 1616, salvo alcune interruzioni tra il 1633 e il 1649 (periodo in cui è documentato tra Coldreiro, Venezia e l’Emilia), sino alla morte. A Roma ebbe sempre abitazione in una casa in piazza Paganica. Egli si formò nella bottega romana del Cavalier d’Arpino, accostandosi poi, durante il suo soggiorno bolognese, alla bottega di Francesco Albani. Nel 1655 divenne membro anche dell’Accademia di San Luca e nel 1662 ricoprì per un anno la carica di principe. M., coadiuvato da una vasta bottega, lavorò a Roma per importanti ordini ecclesiastici e per casate nobiliari: Pamphili, Chigi, Costaguti, Colonna. Per i Pamphili e i Chigi fu attivo anche in area laziale.
Nel 1647 dipinse la Madonna di Cibona nella diocesi di Civitavecchia-Tarquinia.
Tra il 1651 e il 1652, per la residenza Pamphili di Nettuno realizzò delle tempere su muro sulle volte della galleria e delle stanze; di tali decorazioni rimangono solo otto affreschi dei venti originari (gli altri furono distrutti durante la seconda guerra mondiale), una Pace, alcuni Putti con le armi Pamphili, una Sapienza, tre lunette con figure, un Sant’Eustachio, la Fortuna di Anzio, il Sogno di Giacobbe, Lot e le figlie, il Sogno di Giuseppe e Mose nel roveto ardente, nel 1658 per la stessa famiglia lavorò nel palazzo di Valmontone (con un’équipe di pittori da lui coadiuvata), realizzando l’Allegoria dell’aria (nel suo progetto iniziale si sarebbero dovute realizzare le Allegorie dei quattro elementi nelle volte delle quattro sale maggiori e quella delle Parti del mondo nei centri di volta di quattro stanze minori), ossia decorando due camerini e l’Aurora al centro di una sala. Tale decorazione fu interrotta per contrasti economici con il principe Camillo, tanto che tra il 1659 e il 1664 si svolse una lunga causa che si risolse a favore del Pamphili e comportò che la decorazione della stanza del l’Aria fosse demolita e sostituita da una, di eguale soggetto, dipinta da Mattia Preti. Risalgono al 1650-1651 i tre affreschi nel chiostro del seminario del santuario di S. Maria della Quercia a Viterbo, raffiguranti il Miracolo di Domenico Segni liberato dai turchi, il Miracolo del piccolo Francesco Gabrielli e il Miracolo della guarigione di una inferma, commissione forse ottenuta attraverso i Costaguti o i Domenicani dei Ss. Domenico e Sisto a Roma. Per il cardinale Flavio Chigi realizzò le allegorie dei Sensi (Bacco, Narciso, Giacinto e Omero) in palazzo Chigi ad Ariccia (dal 1667-1669), che devono intendersi come bozzetti preparatori per gli affreschi che M. avrebbe dovuto dipingere nell’appartamento del palazzo romano ai Ss. Apostoli, ma che per la sopraggiunta morte non portò a termine.
BIBL. – Kahn – Rossi 1989; Petrucci 2005.
[Scheda di Margherita Fratarcangeli – Ansl]