Paradisi Romolo – Letterato (Civita Castellana, 1581/1582 – Roma, 1623)
Appartenne a una famiglia tra le più distinte di Civita Castellana. Suo padre Girolamo si dilettava di poesia e trasmise quella passione al figlio. Laureatosi in legge, P. era nel 1608 segretario di monsignor Pietro Paolo Crescenzi, chierico della Camera Apostolica, ma il rapporto si ruppe dopo una lite; passò allora al servizio, sempre come segretario, del cardinal Luigi Capponi, all’epoca legato di Bologna (1614-1619); infine lavorò per il cardinal Roberto Ubaldini, amante di lettere e protettore di artisti. In quest’ultimo incarico morì, a 42 anni non compiuti. Fece parte dell’Accademia degli Umoristi, la maggiore dell’epoca a Roma in campo letterario, e vi ebbe la carica di censore (ca. 1610).
Suoi sonetti d’encomio furono pubblicati nella tragicommedia La Stratonica di Angelita Scaramuccia, la cui edizione (Roma 1608) era dedicata al suo padrone del tempo, monsignor Crescenzi, che forse la finanziò. Secondo il Quadrio P. diede alle stampe un volume di rime verso il 1620, ma l’edizione è oggi introvabile: forse è perduta, oppure il volume rimase manoscritto.
Più noto si rese con una lettera al letterato fiorentino Giovanni Battista Strozzi sulla rappresentazione di un fastoso spettacolo in musica, su poesia di Jacopo Cicognini. La lettera, datata da Roma il 15 feb. 1614, fu stampata in appendice al testo dell’opera di Cicognini (L’Amor pudico, Viterbo, presso Girolamo Discepoli, 1614); in essa P. narra le circostanze dell’evento artistico, e in una Dopo scritta descrive in ogni particolare lo spettacolo, dando i nomi dei compositori, degli interpreti, degli autori dell’apparato scenico e molte altre informazioni su un evento che fu tra i più rilevanti nella storia teatrale dell’epoca. L’Amor pudico, definito «festino e balli», fu rappresentato il 9 febbr. 1614 nel palazzo della Cancelleria, a spese del cardinal Alessandro Peretti Montalto e con il patrocinio del «Cardinal nipote» Scipione Borghese, per festeggiare le nozze del principe Michele Peretti con Anna Maria Cesi. Di Cicognini, anch’egli attivo membro degli Umoristi, P. doveva essere stretto amico per aver avuto da lui l’incarico di illustrare in ogni aspetto quel lavoro; e lo conferma il sonetto che Cicognini gli dedicò, stampato alla fine del libretto.
Infine P. è figura di qualche interesse per esser stato, insieme all’amico Carlo Severoli (un altro Accademico Umorista), tra i primi lettori italiani delle opere filosofico-religiose del celebre scrittore «libertino» Giulio Cesare Vanini, bruciato sul rogo come eretico a Tolosa nel 1619. Può darsi che qualche eco del pensiero di Vanini fosse nel perduto volume di rime di Paradisi.
BIBL. – Giovanni Superanzi, In obitum Romuli Paradisi […] oratio, Romae, ex typographia Iacobi Mascardi, 1623; Erythraeus 1645, pp. 166-168; Quadrio, II, p. 298; Maylender, v, p. 375; Clementi 1938-39, I, pp. 396-409; Andrzej Nowicki, Note inedite intorno alla biografia di Vanini, «La Zagaglia», 48,1970, pp. 365-368; Franchi 1988, pp. 50, 77-78.
[Scheda di Saverio Franchi – Ibimus]