Peroni Bernardino – Notaio, letterato, antiqua­rio (Viterbo, 7 mar. 1648 – Roma, 1715)

Figlio del segretario comunale Giovanni Battista e di Dianora Franceschini, fu a sua volta assunto nella se­greteria del Comune di Viterbo dal 1691, dove la­vorò per il resto della sua vita, curandone la cor­rettezza amministrativa, legale e giurisdizionale e la pubblicazione dei relativi atti. Per le sue capaci­tà in questo ufficio e per la sua notevole cultura, fu personaggio autorevole e stimato. Appassiona­to cultore di antichità, in particolare etrusche, ebbe gran parte nel ritrovamento archeologico avvenu­to nel 1694 in località Cipollara (tra Viterbo e Tu­scania): a lui infatti si rivolse il proprietario di quel fondo, dove durante un’aratura si era aperta una voragine ricca di antichi reperti; P. sollecitò allora il Comune e il governatore della Provincia del Pa­trimonio (Michelangelo Conti, il futuro Innocen­zo XIII), ottenendo che si svolgessero scavi siste­matici.

Negli scavi, iniziati l’8 marzo di quell’an­no alla presenza e sotto la supervisione di P., si rin­vennero grandi sarcofagi etruschi (tuttora conser­vati nel cortile del palazzo comunale), con statue, iscrizioni, monete, medaglie. Con alcuni di questi reperti e altri oggetti provenienti da altri ritrova­menti, P. organizzò una collezione, collocandola nelle stanze del palazzo comunale attigue al suo ufficio: si tratta del primo impulso verso la crea­zione di un museo; i materiali provenienti dalla Ci­pollara sono oggi nel Museo Civico di Viterbo a S. Maria del­la Verità.

Un altro merito di P. fu l’acquisizione di un abile tipografo per il Comune e per la città. Nel 1701 il cardinal Andrea Santacroce, nuovo vesco­vo di Viterbo, aveva preso possesso della sua dio­cesi; P. scrisse la relazione ufficiale dell’evento ma, evidentemente non soddisfatto della vecchia tipografia comunale di Pietro Martinelli, la mandò a stampare nella vicina Montefiascone (Relazione distinta del primo ingresso solenne fatto in Viter­bo dall’eminentiss. e reverendiss. sig. cardinale Andrea Santacroce, Montefiascone, nella stampe­ria del Seminario, per Giulio de’ Giulii, 1701). Il rapporto con lo stampatore de’ Giulii, d’origine piemontese, portò al trasferimento di quest’ultimo a Viterbo, all’apertura di una sua tipografia con nuovi caratteri sostenuta dall’avallo morale e fi­nanziario di P., alla nomina di de’ Giulii a stampa­tore comunale. Sul letto di morte lo stampatore no­minerà P. suo esecutore testamentario (1712).

L’amore di P. per la città e per i documenti della sua storia lo rese esperto di codici e pergamene (nel 1708 segnalava il cattivo stato di conserva­zione e leggibilità di alcuni documenti medievali del Comune), nonché interessato alle memorie mo­derne: nel 1704 fece acquistare per l’Archivio sto­rico del Comune gli Annali manoscritti che per de­cenni aveva compilato l’argentiere Filippo Giannoni, morto in quell’anno, registrando tutti i fatti singolari della città, per minuti che fossero.

Paral­lelamente alla sua attività di segretario comunale, P. collaborò a lungo con il notaio Carlo Banconi e, in virtù della pratica di notariato fatta in quello stu­dio, ottenne dall’ufficio del governatore della cit­tà l’abilitazione a pubblico notaio (1706). Va infi­ne segnalata la sua presenza anche in campo lette­rario: a suo nome e cura si pubblicò un’antologia poetica in onore della santa patrona (Corona dì fio­ri poetici intessuta a s. Rosa protettrice di Viterbo, Viterbo, per Giulio de’ Giulii, 1706); nello stesso anno curò la riedizione del Trattalo de’ bagni di Vi­terbo di Cesare Crivellati (Viterbo, per Giulio de’ Giulii, 1706, con l’aggiunta di una lettera scienti­fica del medico Domenico Antisari al celebre Gio­vanni Maria Lancisi), dedicandola a un cardinale non nominato; nel 1714 pubblicò un suo sonetto di saluto al governatore De Carolis che lasciava la cit­tà (Per la partenza dì monsignore illustrissimo Pietro abb. De Carolis, governatore di Viterbo vi­gilantissimo, al governo della città di Perugia, Vi­terbo, per l’erede di Giulio de’ Giulj, 1714).

Qual­che motivo di interesse mostra l’antologia per san­ta Rosa, pubblicata durante la fase più acuta della guerra di successione spagnola: alcuni componi­menti fanno esplicito riferimento agli eventi belli­ci e politici, prendendo posizione per l’alleanza borbonica franco-spagnola; la dedica di P. al prela­to Nicolò Giudice, schieratissimo con le potenze borboniche e del tutto estraneo alla vita cittadina di Viterbo, conferma la scelta politica, che dovrebbe essere dello stesso P. Sposato con la romana Agne­se Visconti, non ebbe figli.

Bibl. – Signorelli 1968, p. 148; Barbini 1981, pp. 173, 176, 177; Carosi 1985-86, p. 90; Carosi 1990, p. 226; Carosi 1997a, pp. 2, 5, 70, 78, 105, 338, 350; Angeli 2003, p. 388.

[Scheda di Saverio Franchi – Ibimus]