Pucitta Lodovico – Notaio, letterato (Viterbo, 1606 – post 1657)

Nato nella nobile famiglia viter­bese da Lorenzo (ca. 1560-1620), appaltatore del macello di Bagnaia, e da Olimpia Sannelli, fu bat­tezzato il 14 maggio 1606. Laureatosi in legge, svolse un’intensa attività di pubblico notaio, ro­gando atti dal 1632 al 1662; ma non aveva abban­donato la tradizionale attività imprenditoriale e mercantile della famiglia nel campo delle carni: nel 1644 gestiva l’appalto dei macelli cittadini di Vi­terbo.

Alla cura formale degli atti notarili accom­pagnò l’amore per le lettere, pubblicando alcuni saggi poetici: suoi versi (la canzone Apollo festan­te) furono editi nel 1638 nella Relatione di Pietro Coretini per l’entrata del nuovo vescovo Brancac­cio; altri nel 1649 nell’edizione postuma della tra­gicommedia pastorale Il falso sospetto di Metello Chini. Per il citato arrivo del vescovo Brancaccio scrisse un’intera raccolta poetica, con componi­menti indirizzati al presule e a tutti i numerosi per­sonaggi viterbesi che gli resero omaggio; la raccol­ta fu pubblicata due anni dopo come «idillio», con il titolo La ninfa del Cimino (Viterbo, appresso Ber­nardino Diotallevi, 1641) e con dedica di P. al no­bile di Foligno Giustiniano Orfini.

A sua volta, P. fu dedicatario di versi del poeta locale Domenico Pietosi, editi nella raccolta L’incatenato amante (1645). Sposò una Lucrezia della quale si ignora il cognome; rimasto vedovo, si risposò con Giulia del quondam Domenico Volpati (27 apr. 1637), dalla quale ebbe numerosa prole, ma solo due figli ma­schi, il primo dei quali, Giovanni Domenico, fu ec­clesiastico, mentre l’altro pur rimanendo laico non ebbe discendenza.

BIBL. – Frittelli 1981b, p. 220; Franchi 1988, p. 284; Carosi 1990, pp. 71, 80-81, 104, 118; Angeli 2003, pp. 432, 828.

[Scheda di Saverio Franchi – Ibimus]