Rufoloni, Luigi – Bandito (S. Angelo di Roccalvecce, 3 dic. 1835 – Grotte S. Stefano, 14 mar. 1906)

Tra il 1850 e il 1890 nella Tuscia operarono delinquenti dediti ad estorsioni, sequestri di persona, ferimenti ed omicidi che diedero corpo ad un brigantaggio minore (rispetto a quello dominato dalla figura di Domenico Tiburzi) e del quale qui si vuole ricostruire qualche dato biografico.

Luigi Rufoloni era figlio di Mariano e di Rosa Cimichella e si era trasferito presto a Grotte S. Stefano dove i suoi facevano i contadini. A 24 anni aveva sposato Giulia Smargiassi dalla quale aveva avuto tre figlie. A 25 anni aveva già accumulato una serie di denunce per furti e ferimenti quando si diede alla macchia; tra le sue nuove imprese vi fu il duplice tentato omicidio del cognato Francesco Smargiassi e poi del nipote Giacomo Smargiassi. Nel 1874 era stata messa una “taglia” di 600 lire su di lui; ciò non gli impedì di taglieggiare diversi possidenti di Bagnaia e di Viterbo; nel settembre 1874 lui e suoi compagni derubarono tra Viterbo e Tuscania sia il sindaco di Tuscania che altre persone ma il Rufoloni riuscì a fuggire e costruì una nuova banda con Dobici e Cocciola. Si spostò nel territorio di Sipicciano dove continuò nelle sue imprese. Abbandonato dai suoi stessi sostenitori i membri della banda furono arrestati uno alla volta. L’ultimo fu il Rufoloni, il 26 dicembre 1874. Nel giugno 1876 il Rufoloni fu condannato a 30 anni di lavori forzati. Scontata la pena il Rufoloni tornò a Grotte di Castro dove morì il 14 marzo 1906 seguito poco dopo dalla moglie.

BIBL. e FONTI – Archivio di Stato di Viterbo, Processi in Corte d’Assise, b. 2, b. 56. A. Mattei, Brigantaggio sommerso. Storia di doppiette senza leggenda, Roma 1981, passim.

[Scheda di Luciano Osbat – Cersal]