Russolini – Famiglia (Viterbo, Secc. XV-XVIII)

La famiglia Russolini (o Rossolini) è di origine viterbese e qui viene iscritta all’albo della nobiltà nel 1425. Il personaggio più noto di quel secolo è Bartolomeo (v.)  che nacque nel 1450 e fu argentiere e orefice. Suo un reliquiario per san Vivenzio commissionato dalla Comunità di Blera. Suoi figli furono Alberto, Giovanni (che fu notaio) e Battista che proseguì l’attività paterna e nel 1522 era appaltatore della Gabella generale per il Comune di Viterbo.

Figli di Alberto furono tra gli altri un Bartolomeo e un Tiberio che furono speziali nella prima metà del XVI secolo e Felice che si distinse nell’arte delle armi e prese parte alla battaglia di Lepanto nell’ottobre 1571. Da Battista, che aveva sposato Dianora Artorelli, discesero Marzia, Cherubina e Paolo che fu notaio e priore di Viterbo nel 1548; aveva sposato Venere Nini e suoi figli furono Giulio che nel 1577 era rettore dell’Arte degli speziali; Alessandro che si laureò in legge ed esercitò il notariato; fu tra i podestà di Bagnaia ma fu anche Conservatore della città di Viterbo nel 1588 e poi ancora tra il 1598 e il 1602 cancelliere della Comunità viterbese; tre sue figlie (Francesca, Orsola ed Eufemia) si fecero suore mentre Emilia andò sposa a Giulio Durante, figlio del famoso medico e fisico Castore Durante. Alla sua morte fu sepolto nella chiesa di Santa Maria in Gradi dove la famiglia aveva un sepolcro.

Altro figlio di Paolo fu Orazio che nel tardo Cinquecento gestiva una aromateria in piazza delle Erbe e si trovò incarcerato ad istanza di mercanti veneziani per una insolvenza di 181 scudi; si era sposato prima con Modesta Carelli e poi con Caterina Orsini. Dal suo matrimonio con la Carelli discesero Russolino che nel 1605 era speziale; Giulio che si laureò in legge alla Sapienza e fu priore dell’Ospedale Grande nel 1632; nel 1644 aveva pubblicato un’orazione in onore di Innocenzo X  e dedicata al principe Camillo Pamphili nipote di Innocenzo X e a donna Olimpia Pamphili. Nel 1646 e nel 1649 era luogotenente del cardinale Francesco Sforza per la terra di Bagnaia. Lo zio materno Bernardino Carelli, con testamento del 1649, lo eleggeva a suo erede universale con subentro, dopo la sua morte, delle sue figlie Livia e Maria Rosa. Maria Rosa non ebbe discendenza mentre Livia che aveva sposato Carlo Caprini, ebbe discendenza ed ereditò metà del patrimonio Carelli mentre l’altra metà andava alla Confraternita di San Leonardo dei carcerati (nel 1664).

Con queste due donne si perdono le notizie della famiglia che aveva avuto abitazione nella parrocchia di San Simone e in quella di San Sisto.

BIBL. – Angeli, Famiglie viterbesi. Storia e cronaca. Genealogie e stemmi, Viterbo, 2003, pp. 453-455.

[Scheda di Luciano Osbat – Cersal]