Sopra l’altare posto nell’abside maggiore della chiesa cattedrale di San Lorenzo a Viterbo è il quadro raffigurante San Lorenzo in estasi commissionato dal cardinal Francesco Maria Brancaccio nel 1641 ed eseguito a Viterbo nel 1648 dal concittadino Giovan Francesco Romanelli (1610 c.- 1662) al ritorno dal primo viaggio a Parigi. Sostenne le spese Clelia Tignosi con cento scudi [M. Galeotti]. Secondo altri il dipinto appartiene al periodo tardo del Romanelli, compreso tra il 1658 e il 1662 [A. Pampalone]. Al di sopra del quadro, in un cartiglio, sono dipinte le parole “Superari charitas Christi / fiamma non potuit”[1]. Di contro uno sfondo architettonico si situa la figura del Santo inginocchiato, in atteggiamento estatico con gli occhi rivolti al cielo e con la palma nella mano destra. Dall’alto scende un angelo a porgere la corona. Puttini posti in alto in volo completano le parti vacanti.  È un esempio piuttosto notevole della pittura del Romanelli che in questa opera fa sfoggio di un linguaggio più espressamente barocco, altre volte contenuto nella sua produzione. Anche nel trattamento del panneggio, come disposizione e tecnica cromatica, c’è un richiamo abbastanza evidente ai modi di Pietro da Cortona. La pennellata fluida, sciolta ma corposa del panneggio trova addirittura un riscontro nell’angelo custode di Pietro Berrettini (Roma, Galleria Nazionale d’Arte Antica). Complessivamente, il taglio della composizione, l’atteggiamento della figura del Santo realizzano un insieme che ben si accordava al luogo per il quale il dipinto era destinato: infatti, posto nell’abside, al termine dell’asse longitudinale della chiesa, assolveva la funzione di fondale scenico sull’altare del coro[2].

[1] M. Galeotti, L’Illustrissima città di Viterbo, Viterbo 2000, p. 577

[2] SBAS, A. Pampalone, 12/00070563.

[Scheda di Elisa Angelone – Cersal]

Dal web: Catalogo BeWeB