Chiesa di S. Luca
La chiesa di S. Luca si dice sorta nel 1158[1] e in quegli anni si ha notizia di un ospedale ad essa annesso. Tale informazione rispetta quanto stabilito dalle leggi ecclesiastiche che in quegli anni prescrivevano per le pievi, per i monasteri e per le canoniche l’unione di un ospizio destinato ai poveri e ai pellegrini[2]. Nel 1226 si ha la notizia dell’esistenza della chiesa di S. Faustino forse già annessa a S. Luca[3], ma nel novembre del 1290 le indulgenze concesse da papa Nicolò V risultano destinate specificatamente alla chiesa di S. Luca[4]. Nel 1344 è già documentata la chiesa collegiata dei SS. Luca e Faustino con cinque canonici e un cappellano[5].
Da questo momento in avanti le notizie più dettagliate riguardano S. Faustino che – sita nel rione più popoloso della città – nel XV secolo riceve cappellanie ad opera di devoti benefattori, i quali – quasi in segno di protesta per essere la canonica retta dal Priore di S. Luca – riservano la nomina dei cappellani e l’erogazione delle rendite ai santesi o alle loro famiglie[6]. In quegli anni S. Luca ha soltanto tre cappelle: quella dedicata al Santo titolare, quella di S. Caterina e quella di S. Elena[7] e, nel XVI secolo, anche l’ospedale sito presso la chiesa viene rilevato dall’Arte dei Sarti[8]. La parrocchia dei SS. Luca e Faustino però si allarga ricevendo, nel 1562, le anime della soppressa parrocchia di S Pietro alla Rocca[9]; i suoi proventi si accrescono, ma il visitatore apostolico Binarino “riscontrò essere divenuta la parrocchia troppo vasta, e perciò ritenne necessario dividerla, attribuendo a ciascuna delle due chiese una zona su cui esercitare la cura delle anime, rimanendo tuttavia la canonica sotto il duplice titolo e continuando il priore di S. Luca ad essere capo del capitolo”[10].
Le prebende delle due chiese si dividono, S. Luca torna ad essere autonoma, ma sarà S. Faustino ad acquistare sempre maggiore importanza[11]. Nonostante la prevalenza di S. Faustino, agli inizi del 1600 la parrocchia di S. Luca conta 1629 abitanti[12] e nel 1640, su una popolazione totale di 11671 abitanti, S. Luca ne conta 1234[13], a testimonianza della grandezza e dell’importanza che ancora riveste nella città. Pochi anni dopo a segnare la storia della chiesa e della sua comunità sarà la violenta epidemia di peste che colpirà Viterbo e che, nel settembre del 1657, giungerà anche nel rione di S. Luca[14].
In epoca napoleonica si ripropone la traslazione della cura delle anime di S. Luca alla parrocchia di S. Faustino. In questi anni le corporazioni monastiche vengono soppresse, i religiosi espulsi, le chiese principali ad esse pertinenti vengono destinate a sede delle parrocchie che le avevano anguste o malridotte. Alle parrocchie si uniscono anche i beni delle confraternite tra i quali sono comprese le chiese da loro officiate, con la facoltà di trasportare l’esercizio del culto dall’una all’altra sede. Tale decisione viene presa su deliberazione del consiglio delle fabbricerie parrocchiali, approvata dal vescovo e dal prefetto, e autorizzata dal ministro dei culti[15].
Privata ancora una volta del titolo di parrocchia, agli inizi del Novecento S. Luca sarà elencata tra le chiese che necessitano, con maggiore urgenza, di restauro e rientrerà tra gli edifici che beneficeranno delle donazioni che il vescovo Grasselli destinerà al culto e alla ristrutturazione di molte chiese[16]. Da Mauro Galeotti si ha la infine notizia di uno stanziamento di 4500 lire approvato nel 1937 per un nuovo restauro della chiesa[17]. S. Luca è andata completamente distrutta nell’ultimo conflitto bellico e sulla sua area oggi sorge una costruzione moderna.
[1] Giuseppe Signorelli, Viterbo nella storia della Chiesa, vol. I, Viterbo, 1907, p. 140.
[2] Ivi.
[3] G. Signorelli, Viterbo …, vol. I, 1907, p. 195.
[4] Ibidem, p. 300.
[5] Ibidem, p. 391-392.
[6] G. Signorelli, Viterbo …, vol. II, parte I, 1938, p. 238
[7] Ivi.
[8] G. Signorelli, Viterbo …, vol. II, Parte I, 1938, p. 248.
[9] G. Signorelli, Viterbo …, vol. II, parte II, p. 249.
[10] Ibidem, p. 361.
[11] Ivi.
[12] G. Signorelli, Viterbo …, vol. III, 1969, p. 14.
[13] Ibidem, p. 56.
[14] Ibidem, p. 100
[15] G. Signorelli, Viterbo …, vol. III, 1969, p. 287.
[16] Ibidem, p. 539.
[17] M. Galeotti, L’illustrissima città di Viterbo, Viterbo, Quatrini, 2002, p. 344.
Foto di Mauro Galeotti
[Scheda di Elisa Angelone – Cersal]