Scerra Stefano – Prelato (Civitella d’Agliano, 24 dic. 1775 – Roma, 20 gen. 1859).
La famiglia, attestata a Bagnoregio dall’inizio del sec. XVII, si trasferì a Viterbo nel primo trentennio del XIX. Figlio di Pietro e di Maria Agnese Valeri, abbracciò la carriera ecclesiastica e fu ordinato sacerdote il 22 dic. 1798; conseguì il dottorato in utroque iure all’Università di Perugia il 23 set. 1805. Tornato a Bagnoregio fu lettore di teologia nel locale Seminario nonché canonico della cattedrale. Ricoprì inoltre importanti incarichi anche al di fuori della sua città: fu vicario apostolico dei monasteri di S. Salvatore Maggiore e di S. Maria di Farfa, delle diocesi di Spoleto, Norcia, Urbania e Sant’Angelo in Vado, nonché vicario generale nelle diocesi di Spoleto e di Osimo.
Nel 1823 entrò in Curia quale sottosegretario della Congregazione dell’Immunità Ecclesiastica (8 maggio) e nel 1826 fu tra i deputati ecclesiastici della Commissione dei sussidi a fianco dell’allora presidente di S. Michele a Ripa, il futuro Pio IX. Nel 1827 fu commissario apostolico della S. Casa di Loreto. Vescovo in partibus d’Orope in Cilicia (17 sett. 1827), ricevette la consacrazione episcopale a Roma dal cardinal Bertazzoli il 7 ottobre successivo.
Prelato domestico di Gregorio XVI nel 1836, dal 6 maggio dello stesso anno divenne segretario della Congregazione della Disciplina dei Regolari. Nel 1842 (21 gen.) fu nominato segretario della Congregazione dell’Immunità ecclesiastica e consultore della Congregazione dei Riti (14 marzo). Due anni dopo, il 12 febbraio, ricevette la nomina di prelato della Congregazione di Loreto. Nell’ago. 1848 si ritirò per un periodo di vacanza a Orte, ospite della contessa Teresa Sarcinelli Alberti; vi si trattenne fino al mese di apr. del 1849, quando fu costretto a riparare nel territorio del Regno delle Due Sicilie dopo una avventurosa fuga attraverso i sotterranei di palazzo Alberti, occupato dai liberali. Ristabilito il governo pontificio, S. intercedette presso il papa perché i colpevoli dell’azione non fossero condannati se non ad un mese di arresti domiciliari.
Nel 1851, per anzianità fu destituito dall’incarico, conservando comunque il titolo di segretario emerito e lo stesso giorno (10 apr.) fu nominato arcivescovo in partibus di Ancyra. Dal 1834 era stato insignito della nobiltà di Loreto e S. Marino. Pochi mesi prima di morire, nel 1858 fece edificare a Viterbo nella tenuta di S. Caterina, sulla strada tuscanese, la chiesa dell’Immacolata Concezione e dei SS. Isidoro e Rocco, che consacrò personalmente il 14 ottobre di quell’anno.
BIBL. – Quintarelli 1896, pp. 569-587; HC, VII, p. 292, VIII, p. 99; Carosi 1994, pp. 3-4 (con rif. alle fonti d’archivio); Boutry 2002, pp. 631 -632 (con bibl.); Angeli 2003, pp. 479-480, 850-851 (con rif. alle fonti d’archivio e bibl.).