Seiano Lucio Elio (L. Aelius Seianus) – Politico (Bolsena, ca. 20/16 a. C. – Roma, 18 ott. 31 d. C.).
L’origine bolsenese è chiaramente attestata da Tacito (Ann., IV, 1: genitus Vulsiniis; Ann., VI, 8, 3: Vulsiniensem). Il padre Lucio Seio Strabone apparteneva all’ordine equestre e fu prefetto del pretorio sotto Augusto, la madre, invece, proveniva da un’illustre famiglia dell’aristocrazia senatoria: la gens Iunia. Il nome completo dimostra che il personaggio venne adottato da parte di un Aelius, probabilmente da identificarsi con Elio Gallo, prefetto d’Egitto dal 27 al 24 a. C. Fu chiamato da Tiberio, appena salito sul trono imperiale (19 ago. 14 d. C.), a rivestire la carica di prefetto del Pretorio, dapprima in collegialità con il padre, poi, quando a quest’ultimo fu affidata la prefettura d’Egitto, da solo.
La sua opera in questo incarico fu molto importante: fece radunare l’intero corpo delle coorti pretorie, prima disperso su tutto il territorio di Roma, in un solo accampamento, situato nei pressi della Porta Viminale (Tac. Ann., IV, 2; Dio LVII, 19, 6). Le fonti lo rappresentano come un personaggio di smodata ambizione e privo di scrupoli: dopo la morte di Druso Minore (23 d. C.), figlio di Tiberio, tentò di sposarne la vedova, Livilla, per entrare a far parte della famiglia imperiale, ma non vi riuscì per il diniego dell’imperatore.
Secondo Tacito (Ann., IV, 42) ebbe un ruolo fondamentale nella decisione di Tiberio di allontanarsi, nel 26 d. C., da Roma per rinchiudersi nella famosa Villa Iovis di Capri. Diventato padrone assoluto della scena politica, S. ne approfittò per eliminare i suoi principali avversari: dichiarò Agrippina, la madre di Caligola, nemico pubblico ed imprigionò i suoi due figli maggiori, Nerone Cesare e Druso Cesare, accusandoli di tramare contro Tiberio. L’apice del potere lo toccò nel 30, quando il Senato gli attribuì il consolato, rinnovabile quinto in quoque anno, e gli conferì l’imperium proconsulare: per la prima ed unica volta nella storia del principato un cavaliere riuscì a ricoprire contemporaneamente il supremo fastigio della carriera equestre, la prefettura del Pretorio, e la carica più alta cui potesse aspirare un senatore, il consolato. La sua ascesa si interruppe bruscamente: Tiberio, informato da Antonia, la madre di Germanico, delle trame e delle ambizioni di S., lo fece arrestare e processare.
Condannato a morte, fu ucciso per strangolamento nella notte tra il 17 e il 18 ott. del 18 d. C.; la stessa sorte toccò ai due figli, mentre la moglie, Apicata, si suicidò. Dell’origine bolsenese della famiglia di S. rimane un’interessante testimonianza archeologica rappresentata dal complesso termale detto di Lucio Seio Strabone, situato nell’area di Poggio Moscini, nei pressi dell’antica Volsinii.
BIBL. — Paul von Rohden, Aelius (133), in RE, I, 1, pp. 529531; PIR2,I, A 255, pp. 41-43; Passerini 1939, pp. 276-277.