Serafini Luigi – Cardinale (Magliano Sabina, 6 giug. 1808 – Roma, 1 feb. 1894)
Nacque a Magliano Sabina (Rieti) il 6 giugno 1808 dal conte Giuseppe, originario di Urbino, e da Anna Giorgi. Era nipote del cardinale Giovanni Serafini e, conseguita la laurea in utroque iure nell’aprile 1832 alla “Sapienza”, esercitò per alcuni anni l’avvocatura prima di entrare in prelatura. Il 28 dicembre 1843 fu nominato Prelato domestico di Sua Santità e Uditore della Segnatura di Giustizia. Successivamente divenne Ponente del Buon Governo e della Sacra Consulta, presso la quale fu Relatore per la provincia di Rieti. L’11 gennaio 1844 fu nominato Referendario di Segnatura. Nel 1846 ricoprì l’incarico di Vicario della Basilica di S. Maria in Cosmedin a Roma e nel 1847 divenne Uditore e Giudice di diritto canonico presso il Tribunale civile. Nel gennaio 1850 fu nominato Uditore della Sacra Rota.
Fu ordinato sacerdote il 21 agosto 1853. Nel 1858 assunse l’incarico di reggente della Penitenzieria apostolica. Il 27 giugno 1870 fu nominato Vescovo di Viterbo e un mese più tardi fu consacrato dal card. Costantino Patrizi. Prese possesso della sede vescovile il 16 luglio 1870.
Durante il suo episcopato adottò, in linea generale, una politica di conciliazione con le autorità civili viterbesi, sebbene non mancassero motivi di scontro come quando il Vescovo dovette difendere i beni ecclesiastici, dopo l’emanazione della legge sulle guarentigie. Il 22 novembre 1876 il Tribunale di Viterbo diede ragione al Comune nella disputa con il Vescovo per i beni appartenuti al Collegio dei gesuiti in Città e rivendicati da quella amministrazione. Il Vescovo ricorse in appello. Il 2 luglio 1877 il Tribunale emise la sentenza a favore del Vescovo: il Collegio dei gesuiti tornò sotto la sua giurisdizione. S. inoltre riuscì a far riaprire al culto il santuario di S. Maria della Quercia e la chiesa della Trinità (subito demanializzate) ma perse per sempre le chiese e i conventi dei SS. Giuseppe e Teresa dei carmelitani (poi divenuta tribunale) e di S. Maria in Gradi, già dei domenicani (poi divenuto carcere), che restarono di proprietà del demanio.
L’8 dicembre 1871 iniziò la sua prima Visita pastorale. Nel 1874 effettuò una seconda Visita: obiettivo delle due Visite fu quello di avere un quadro completo della consistenza patrimoniale di ogni chiesa o ente della diocesi e di riunire le file di cattolici dopo la fine dello Stato pontificio.
Affidò al canonico Felice Frontini e a don Eutizio Parsi la cura del Seminario di Viterbo. Promosse l’opera educatrice delle Maestre Pie Venerine e l’azione delle associazioni cattoliche viterbesi: sostenne l’attività del Circolo S. Rosa della Società della gioventù cattolica italiana e nel 1871 approvò la fondazione della Società per gli interessi cattolici e un anno più tardi della Società cattolica di reciproca carità tra commercianti, artisti ed operai. Il S. si preoccupò di tutelare giovani e famiglie dalla dilagante stampa anticlericale emanando lettere e circolari sull’argomento.
Il 21 marzo 1873 consacrò la chiesa della Visitazione (detta della Duchessa) a Viterbo, retta dalle suore cistercensi, e il 3 dicembre dello stesso anno prese possesso di Canepina, fino ad allora sotto la giurisdizione della Diocesi di Orte.
Il 12 marzo 1877 Pio IX lo creò Cardinale, titolare della chiesa di San Girolamo degli Schiavoni. In tale veste partecipò al Conclave del 1878 che elesse Leone XIII.
Nel febbraio 1880, per motivi di salute, fu costretto a rassegnare le dimissioni da Vescovo di Viterbo.
Nel marzo 1884 fu nominato Prefetto del Tribunale della Segnatura. Dal 1885 al 1893 fu Prefetto della Congregazione del Concilio e nel 1887 divenne Camerlengo del Sacro Collegio e Gran Cancelliere degli Ordini equestri pontifici.
Il 21 giugno fu nominato Vescovo della diocesi suburbicaria di Sabina, sotto la quale vi era l’Abazia di S. Maria di Farfa. Nel 1883 ricoprì l’incarico di Segretario dei Brevi apostolici. Morì a Roma il 1 febbraio 1894.
BIBL. – Del Re 1964, p. 140; HC, VIII, pp. 22, 593; F. Pietrini, I Vescovi e la Diocesi di Viterbo, Viterbo, 1949, pp. 109-110; G. Signorelli, vol. III/2, pp. 504-525; G. Nicolai. Lavoro, patria e libertà. Associazionismo e solidarismo nell’Alto Lazio lungo l’Ottocento, Viterbo, 2008, pp. 143-145.
[Scheda di M. Giuseppina Cerri- Isri; integrazione di Isabella Lamantia-Cersal]