Setaccioli Giacomo – Compositore (Tarquinia, 8 dic. 1868 – Siena, 5 dic. 1925)
Trasferitosi a Roma con la famiglia, studiò al Liceo musicale di Santa Cecilia diplomandosi in flauto con Filippo Franceschini (1886) e in composizione con Cesare De Sanctis (1892). Il 12 ott. del 1893 venne eseguita al Teatro nazionale di Roma la sua opera L’ultimo degli Abenceragi, su libretto di E. Palermi tratto da Almansor di Heinrich Heine, con accompagnamento di solo pianoforte. Il suo vero e proprio esordio avvenne al Costanzi di Roma il 7 maggio 1896 con La sorella di Mark, idillio drammatico in tre atti di Enrico Golisciani, su soggetto di Gemma Bellincioni e allestimento di Roberto Stagno. Lo stesso Stagno gli commissionò Adriana Lecouvreur, melodramma in quattro atti su libretto di Golisciani; l’opera fu completata nel 1903, ma non fu rappresentata, a causa della concomitanza con l’omonima opera di Francesco Cilea.
Nel 1896 venne nominato docente di armonia al Liceo di Santa Cecilia dove, dal 1903, insegnò anche contrappunto, fuga e composizione e nel 1922 fu primo docente del corso di direzione d’orchestra da lui istituito; nel medesimo conservatorio assunse anche la carica di vicedirettore (1924). Frutto della sua attività teorica e didattica furono la traduzione dal francese del Manuale di armonia di Hugo Riemann per la Breitkopf & Hartel di Lipsia (ed. 1906) e il volume Note ed appunti al “Trattato di armonia” di Cesare De Sanctis in rapporto allo sviluppo della armonia moderna (Milano, Ricordi, 1887; più volte ristampato fino al 1945).
Tra i suoi allievi si ricordano i direttori d’orchestra e compositori Vittorio Gui, Renzo Rossellini e Mario Rossi. Un concerto di sue composizioni eseguito alla Singakademie di Berlino il 18 dic. 1910 suscitò vivo interesse; furono raccolte e tradotte le recensioni della critica tedesca (Roma 1910). Nel 1914 la sua Messa da requiem per cori e orchestra (composta nel 1906) venne eseguita al Pantheon per la solenne commemorazione di Umberto I di Savoia.
Fu direttore artistico dell’Accademia Filarmonica Romana (1920-1921); quattro anni dopo fu nominato successore di Ildebrando Pizzetti come direttore del Conservatorio di Firenze (1925), ma la nomina fu vanificata dalla sua improvvisa morte; al suo posto subentrò Alberto Franchetti.
Gran parte della produzione di S., che spazia dalla musica strumentale a quella sacra e da camera, è andata smarrita o distrutta dopo la sua morte, impedendo così una completa valutazione del suo ingegno creativo. Accanto alla Sonata op. 31 in Mi bemolle maggiore per clarinetto e pianoforte (Milano, Ricordi, 1921), in tre movimenti (Meriggio, Notturno e Alba), considerata il suo capolavoro e dedicata ad Aurelio Magnani, rimangono: le Composizioni per pianoforte (Milano, Carisch & Janichen, dopo il 1887), raccolta che comprende la toccata La trottola, la Canzone-serenata, il pezzo intitolato Cantarellando, una Melodìa cromatica, una Lirica e una Berceuse; la Fuga a 4 voci con corale op. 11 (Firenze, Mignani, ca. 1905); l’Allegro di concerto in do diesis minore per pianoforte e orchestra op. 17 (Bruxelles, Lemoine, 1912), di struttura classica e memore della lezione martucciana; il Quartetto in sol minore op. 18 (Firenze, Salonoff, 1912), improntato ad un sicuro senso contrappuntistico congiunto a una personale ricerca armonica; il Preludio e fuga per organo op. 19 (Roma, Margiotta, ca. 1913); il Poema lirico composto per un singolare organico di otto fiati e pianoforte. Tra la musica vocale, i pezzi da camera Lasciamci in pace. Melodia per canto con accompagnamento di pianoforte su testo di Innocenza Well (Firenze, Venturini, dopo il 1880); Chi sa che pienze, romanza su parole di Peppino Bozzoni (Roma, litografia Consorti, ca. 1891 ); A lei. Serenata romanesca per canto e pianoforte (primo premio «Orazio Coccola» per la canzone romanesca in occasione della festa romana di san Giovanni, 1894; ed. Roma, Ed. Musicale Romana); la romanza Fate la carità (Roma, lit. Danesi, 1895), composta su parole di A. Margutti, eseguita da Adele Maggiotti in occasione del concerto di beneficenza per la popolazione calabrese e siciliana promosso dal «Telegraphicon»; il madrigale Sede d’amore su parole di G. B. Guarini (Roma, tip. Voghera, 1901) e i Cinque canti giapponesi per canto e pianoforte (Milano, Carisch, 1922). Pubblicò anche l’importante silloge di Canti popolari romani raccolti e armonizzati (Roma, De Santis, 1925), base di molti successivi studi etnomusicologici. Della sua musica sacra, oltre alla Messa da Requiem, sono noti due mottetti: l’Adoramus te. Mottetto a 4 voci dispari (Roma, Margiotta, s.a.) con accompagnamento orchestrale e l’Ascendit Deus. Mottetto a 8 voci, op. 23 n. 5 (ibid., ca. 1918). Nel 1954 fu trasmessa dalla rai una selezione dell’opera superstite Il mantellaccio (testo di Sem Benelli, terminata nel 1923), «dignitoso prodotto d’una sensibilità più vicina a Zandonai e Cilea che non al verismo di stretta osservanza» (Cognazzo). Alcune delle sue composizioni più celebri sono state recentemente incise dalla casa discografica Bongiovanni. Oltre che apprezzato direttore d’orchestra, fu critico musicale e pubblicò numerosi articoli e saggi. La figlia Alba Maria, attrice, ha insegnato recitazione all’Accademia d’arte drammatica di Roma.
BIBL. – Incagliati 1907, p. 146; Paribeni 1919; De Angelis 1922, pp. 452-453; De Angelis 1935, pp. 63, 191; Schmidl 1936-1938, II, p. 502; EdS, VIII, col. 1874 (voce non firmata); Giacomo Setaccioli 1969; Frajese 1977-1978, IV, p. 25; Roberto Cagnazzo in DEUMM, VII, pp. 242-243; Quattrocchi 1991, pp. 100, 117, 123, 124, 126, 168; New Grove of Opera, 4, p. 333; D’Alessandro 1995; Sanguinetti 1997, p. 228; Sessa 2003, pp. 445-446; Cresti-Negri 2004, p. 75.