Socciarelli Felice. – Educatore (Tessennano, 10 sett. 1887 – Roma, 24 nov. 1951)
Figlio di Pietro, contadino e di Cristina Polverini, contadina, rimane presto orfano di madre e il padre risposatosi si trasferisce con tutta la famiglia nel podere “La Giovacchina” nel comune di Canino dove il S. comincerà ad andare a scuola ma la abbandonerà dopo due anni per seguire il padre nei lavori della campagna. Continua a imparare a leggere da solo e con i primi soldi riesce a farsi acquistare una copia dell’Eneide di Virgilio che sarà il primo libro della sua biblioteca. Interrompe il suo lavoro di bracciante agricolo ed emigra in America del Sud ma dopo un anno passato in Argentina ritorna a casa. Al suo ritorno presta servizio militare e partecipa alla guerra italo-turca. In seguito a malattia diventa invalido ed è ricoverato all’ospedale militare di Roma, dove può riprendere gli studi abbandonati, grazie all’aiuto del “Comitato femminile romano di assistenza ospitaliera” e di Donna Elisa Ricci,. riuscendo a conseguire la licenza elementare e poi quella tecnica e infine il diploma magistrale.
Viene in contatto con gli organizzatori delle “Scuole dell’Agro romano” fondate da Giovanni Cena, Angelo e Anna Celli, Sibilla Aleramo che, seguendo i programmi dell’Associazione nazionale per gli interessi morali ed economici del Mezzogiorno d’Italia, erano già attive nel territorio intorno a Roma. Viene assunto e si stabilisce così a Mezzaselva di Carchitti, comune di Palestrina, dove svolge un apostolato educativo, configurandosi, secondo lo stile proprio dei maestri rurali, anche come consigliere, medico, segretario, sindaco. In quel luogo incontra Irene Bernasconi, maestra d’asilo, che sposa e dalla quale avrà due figlie, Linda e Cristina. Passerà in quel luogo tutto il decennio dal 1920 al 1930 e intanto comincia la sua opera di pubblicista.
Dopo diversi articoli pubblicati su “I diritti della scuola” esce nel 1928 pubblicò il saggio-diario Scuola e vita a Mezzaselva, a cura dell’Associazione per il Mezzogiorno d’Italia. Tra le sue altre opere occorre citare La scuola dei rurali (Brescia, Casa Ed. La Scuola, 1942) e Scuola in campagna: dedicato ai maestri e alle maestre rurali (Roma, I Diritti della Scuola, 1946); La scuola popolare nell’ambiente rurale (1950), La famiglia Rossini Corso di letture per le classi quarta e quinta della scuola elementare, ambientato nella fattoria La Giovacchina.
In questi scritti si descrivono le sue esperienze condotte in una comunità di «capranicotti» costretti a emigrare e a scendere dai loro paesi di Olevano Romano e Capranica Prenestina e dai territori vicini. Insegnò per alcuni anni a Vetralla e poi dal 1934, venne trasferito a Roma dove si adoperò per far conoscere le situazioni nelle quali aveva vissuto, caratterizzate da estrema arretratezza. A Mezzaselva si era impegnato per la sostituzione delle capanne con le case in muratura, per ottenere il servizio sanitario, l’ufficio postale, l’illuminazione elettrica, il rifornimento idrico e per attuare i criteri pedagogici e didattici propri delle scuole rurali, elaborati da Alessandro Marcucci che di quelle scuole era stato il Direttore.
Per il S. l’azione didattica prendeva l’avvio dalle situazioni reali e vissute, e fondamentale era il racconto dei fatti accaduti, la trasformazione dell’ambiente avvenuta grazie al lavoro dell’uomo, il disegno quale mezzo di osservazione e di conoscenza grazie al quale si passava in seguito dal dialetto alla lingua. Fu definito «Maestro dei maestri italiani delle scuole rurali» da Giuseppe Lombardo Radice, Adolfo Ferrière e Luigi Volpicelli.
Due anni prima di morire, per l’aggravarsi delle sue condizioni di salute, andò in pensione. Morì a Roma ma è stato sepolto a Canino dove gli è stata intitolata una scuola e una via.
BIBL. – S. S. Macchietti in Enc. pedagogica, VI, coll. 10797-10798; O. Sagramola, L’apostolato educativo di Felice Socciarelli nella scuola italiana del primo Novecento, Viterbo, Settecittà, 2001.