Almadiani – Famiglia (Viterbo, Secc. XII-XVIII)

La famiglia degli Almadiani fu iscritta all’albo del patriziato viterbese nel 1472 ma la sua presenza nel territorio viterbese è accertata nel XII quando un Almadiano è citato nei regesti del Comune nel 1141 e un Benincasa è possessore nel 1182 di un castello nei dintorni di Viterbo. Questa famiglia si è distinta per aver avuto incarichi nell’amministrazione del Comune e ruoli nel governo della Diocesi di Viterbo. Furono frequenti tra loro i dottori in legge, i medici, gli speziali, i notai, i capitani. Furono presenti anche a Graffignano, a Gallese e, per brevi periodi, a Roma.

Si distinsero nell’amministrazione della Città nel XV secolo un Agostino, un Oddone e un Mariano che furono Priori del Comune di Viterbo. Nello stesso secolo un Orsino fu notaio e Cancelliere comunale a Tarquinia,  un Pietro fu notaio a Viterbo e vendette nel 1486 un orto in contrada Arcione a Fazio di Bartolo. Nel XVI secolo  si ricorda il notaio Agostino che fu  allievo in Roma del celebre umanista Cantalicio e si dedicò alle lettere, pubblicando l’opuscolo in terza rima Delle virtuti et bagni di Viterbo, con alcuni sonetti e canzoni di piacere (Roma, 1510), cui seguì l’ Opuscolo novo sul sommo bene del cielo e della terra (Roma, 1513). Nel XVII secolo spicca il capitano Giovanni (1637-1696), che dopo essere stato conservatore e depositario del Comune di Viterbo, fu depositario del Monte di Pietà (1675-76); ma a seguito della scoperta di un ammanco di oltre 5300 scudi, fu costretto a vendere la tenuta detta “dell’Asinello” a Settimio Calabresi. Lasciò allora Viterbo e si mise al servizio della Spagna, per cui fu inviato in Puglia come governatore di Bitonto e preside di Bari. Sposò la gentildonna Angela de la Puerta di Valladolid, figlia del governatore spagnolo del presidio di Porto Ercole. Visse poi a Roma al servizio del cardinale Francesco Maria de Medici, del quale fu cameriere segreto. Morì il 23 nov. 1696, lasciando il figlio naturale Paolo .

In campo ecclesiastico spicca Giovanni Battista (V.), figlio di Petruccio e di Taddea di Tommaso di ser Girolamo, che fu il più noto esponente della famiglia e benemerito della città di Viterbo. Era canonico della Collegiata di Sant’Angelo in Spatha (1477-1478), Protonotario apostolico e importante scrittore nella Curia romana. Altri della famiglia che si distinsero in campo ecclesiastico furono un Domenico che fu Priore di Sant’Angelo in Spatha mentre nel XVI secolo un Alessandro fu Vicario generale del vescovo Girolamo Matteucci.

La fine della dinastia avvenne con  Paolo, morto a Bologna nel 1729. Dopo quella data  i religiosi Carmelitani che gestivano la chiesa e il convento di San Giovanni Battista entrarono nel possesso dei beni superstiti della famiglia sulla base di  una clausola del testamento rogato da Giovanni Battista nel 1521.

Fonti e Bibl.: Cedido Viterbo, Archivio di S. Giovanni Battista degli Almadiani. N. Angeli, Famiglie viterbesi, Viterbo 2003, pp. 27-30 e 602-603 (con completo albero genealogico e riferimenti alle fonti documentarie); A. Carosi, Librai cartai e tipografi in Viterbo e nella Provincia del Patrimonio di San Pietro in Tuscia nei secoli XV e XVI, Viterbo 1988, p.  7, 8, 16, 91; G. Signorelli, Gli Almadiani di Viterbo in “Rivista del Collegio Araldico”, Anno XXIV, Roma 1926; G. Signorelli, Viterbo nella storia della Chiesa. Volumi I e II,  Viterbo 1938-1940; O. Sartori, voce Almadiani, in Dizionario storico biografico del Lazio. Volume I,  Roma 2009.

[Scheda di Luciano Osbat – Cersal]