Boroni, Bartolomeo – Argentiere (Vicenza, 1703 – Roma, 1787)

Era figlio di Pietro; nato a Vicenza e qui esercitò la professione di argentiere prima di trasferirsi a Roma quando nel 1725 compare tra i lavoranti del settore. Nel 1729 chiede di superare la prova per ottenere la patente di argentiere che supera nel 1730. Si sposerà tre volte e due con figlie di argentieri romani. Nel 1736 è eletto 4° Console e nel 1756 2° Console dell’arte degli orafi e argentieri; l’anno successivo è Camerlengo. Abiterà e avrà bottega in Via del Pellegrino salvo che negli ultimi anni quando si sposterà in Via dei Serpenti fino alla morte avvenuta nel 1787. Dopo aver eseguito importanti lavori per i Sacri palazzi apostolici, sarà il fondatore di una stirpe di argentieri romani.

Il Capitolo della Cattedrale di Tuscania si era rivolto a lui e a Francesco Maria Gondi per la confezione di un calice che porta l’incisione “S. Giacomo /A.D. 1765” quando vescovo di Viterbo era il cardinale Giacomo Oddi. Un secondo calice conservato nella stessa chiesa e sempre del Baroni era appartenuto al vescovo Francesco Angelo Pastrovich come si può dedurre dal suo stemma posto sotto la base: il Boroni aveva realizzato la base del calice mentre la coppa era opera ancora di Francesco Maria Gondi. Durante il periodo francese, per evitare che il calice finisse tra gli oggetti preziosi requisiti, fu celato presso la propria abitazione da monsignor Francesco Antonio Turriozzi, Vicario generale per Tuscania e donato poi alla Cattedrale al termine di quel periodo burrascoso.

BIBL. – N. Falaschi, L’oreficeria romana settecentesca in alcuni esempi di suppellettili tuscanesi, in “Informazioni. Priodico del Centro di catalogazione dei beni culturali”, Anno VII (12998), n. 15, pp. 51-55; C. Bulgari, Argentieri, gemmari e orafi d’Italia, parte II. Lazio e Umbria, Roma 1957, pp. 197-198; DBI, vol. 12, pp. 803-805.

[Scheda di Luciano Osbat – Cersal]