Cavalieri San Bertolo, Nicola – Ingegnere (Civitavecchia, 30 dic. 1788 – Roma, 22 mar. 1867).

La famiglia Cavalieri era attestata a Comacchio già prima del XVI secolo, quando Antonio di Bartolo­meo Cavalieri vi si trasferì da Ferrara. Questi è comunque considerato il capostipite dei Cavalieri, i cui diversi rami si differenziarono nel tempo aggiungendo un secondo cognome. I Cavalieri San Bertolo furono notabili della città di Comacchio: Giovanni Battista, comandante della città e per più volte priore, era capitano pontificio e per motivi di servizio si stabilì a Civitavecchia quale comandante del forte. Il 23 sett. sposò la civitavecchiese Giovanna Costa; due anni più tardi nacque Nicola, che trascorse nella cittadina laziale i primi dieci anni. Nel 1798, infatti, la famiglia fece ritorno a Comacchio. Il ragazzo studiò dapprima al seminario vescovile, mostrando un precoce e spiccato interesse per le scienze fisiche e matematiche. A spese del municipio si trasferì a Ferrara per seguire i corsi liceali; suo maestro d’idraulica fu Teodoro Bonati. Nel 1807 s’iscrisse all’Università di Bologna, dove insegnavano i celebri Canterani, Venturoli, Magistini e Antolini. All’età di 21 anni fu nominato professore ordinario di Matematica, dopo essere stato per un periodo assistente del Guglielmini.

Eletto ingegnere comunale, con la restaurazione del governo pontificio ottenne l’incarico di ingegnere distrettuale del basso Po, con residenza a Comacchio (27 dic. 1815). Pio VII lo chiamò a Roma nel gen. 1818 quale sottoispettore del nuovo corpo degli ingegneri pontifici di acque e strade; lo incaricò inoltre della docenza di Architettura statica e idraulica nella Scuola tecnica per ingegneri, istituita con motu proprio del 23 ott. 1817. A Roma, nel 1820, C. sposò Serafina De Paris; dal matrimonio nacque un solo figlio, Giovanni, scomparso prematuramente all’età di 37 anni. Con il 1821 iniziò la produzione scientifica del C.: a quell’anno risale il Saggio di un metodo analitico per le stime dei terreni (Roma, De Ro­manis), che in segno di gratitudine volle dedicare al consiglio municipale di Comacchio. L’opera che gli portò maggiore notorietà e apprezzamento, concepita e strutturata a scopo didattico e corredata da numerose illustrazioni calcografiche (tutt’oggi citata nei trattati d’architettura) fu Istituzioni di architettura statica e idraulica che, pubblicata per la prima volta a Bologna dalla Tip. Cardinali e Frulli nel 1826-1827, nel giro di pochi anni conobbe numerose riedizioni. La fama e il prestigio di cui C. godeva ormai negli ambienti scientifici anche stranieri, fece sì che nel 1828 Leone XII gli affidasse la cattedra di Architettura statica e idraulica alla Sapienza; nell’ateneo romano C. ebbe modo di confrontarsi con eminenti personalità della cultura tecnico-scientifica romana, tra le quali ricordiamo Oddi, Calandrella, Pianciani e Venturoli. Accanto all’attività di docente, che svolse alla Sapienza fino al 1851, C. ricoprì in quegli anni altri importanti incarichi: fu direttore dei lavori delle strade di Roma e Comarca (corresse il percorso della strada panoramica di Monte Mario e disegnò il tracciato della nuova Sublacense, sulla quale edificò un nuovo e innovativo ponte sull’Aniene). Ancora, gli venne affidato il compito di reintegrare gli acquedotti romani e di provvedere alla sistemazione definitiva della distribuzione dell’Acqua Felice. Il progetto steso dal C. ricevette l’approvazione di Gregorio XVI, che con chirografo del 6 ago. 1834, l’aveva promosso ispettore generale effettivo di Acque e Strade.

L’opera di risistemazione, ardua oltre ogni previsione, fu terminata tra il 1834 e il 1835: C. incontrò l’aperta opposizione di certa aristocrazia romana che non voleva rinunciare a privilegi e diritti ormai consolidati sulla distribuzione idrica. Apprezzato dal pontefice per il servizio svolto, C. fu nominato presidente della Giunta di revisione del censo dello Stato Romano. Nel 1847 (15 apr.) successe al Venturoli nella presidenza del Consiglio d’Arte, consiglio tecnico del ministero dei Lavori Pubblici, carica che mantenne fino alla morte. Il riconoscimento delle sue doti e l’affidabilità del suo operato furono sanciti dalla carica di sottosegretario del ministro dei Lavori Pubblici Marco Minghetti affidatagli nel marzo 1848. Proseguì nei suoi incarichi anche nel periodo repubblicano e nel luglio 1849, quando i francesi ripresero Roma, fu scelto dal generale Oudinot quale commissario straordinario per il mini­stero dei Lavori Pubblici, Agricoltura e Commercio, in attesa che l’autorità pontificia provvedesse ad ef­fettuare le regolari nomine dei ministri. Il restaurato governo pontificio gli riconobbe l’attività svolta e C. riprese la professione e l’insegnamento fino al 1852, quando chiese e ottenne di essere esautorato dall’insegnamento per dedicarsi ai suoi studi, che spesso presentava nelle sedute delle numerose e pre­stigiose accademie di cui era membro.

C. fu presidente della Pontificia Accademia dei Nuovi Lincei, socio dell’Accademia delle Scienze di Bologna, di Torino e di numerose altre importanti istituzioni scientifiche. Particolare significato rivestiva per lui l’associazione all’Accademia Romana d’Archeolo­gia e, in particolare, quella all’Accademia Tiberina cui apparteneva dal dic. 1837. Gli ultimi anni della sua vita, dal dic. 1859, furono segnati dalla perdita dell’unico figlio Giovanni, che aveva seguito le orme dell’illustre genitore: nel 1844, con la qualifica di ingegnere aspirante, era entrato nel Pontificio Corpo delle Acque e Strade e cinque anni dopo era stato promosso ingegnere ordinario (dal 1857 fu ingegnere di prima classe). Aveva svolto importanti incarichi nella provincia romana e a Ferrara, dove aveva seguito lavori di arginatura sinistra del Reno. Anche nell’ultimo periodo, però, lo studio fu per C. un continuo impegno, del quale dava comunicazione nelle sedute accademiche: si ricorda in particolare il discorso letto nel 1863 alla Pontificia Accademia Tiberina Del primato italiano nella scienza idraulica nel quale chiedeva per la scuola di idraulica italiana il giusto riconoscimento accademico e scientifico come una delle più importanti d’Europa.

BIBL. – Moroni, XV, p. 40; Fogli 1900, pp. 3-6, passim; Pasini Frassoni 1914, p. 129; Spano 1935, pp. 116, 334; Ercole 1941-42, I, p. 197; Spreti, II, p. 396; Lodolini Tupputi 1970, p. 39 (con rif. alle fonti d’archivio).

[Scheda di M. Giuseppina Cerri – Isri]