Grandori Remo – Entomologo (Viterbo, 29 gen. 1885 – Milano, 6 ago. 1955).

Figlio di Luigi (“mastro muratore” originario di Tarquinia) e di Ca­terina Pacchiarotti (viterbese), ultimo della famiglia nella quale era  secondogenito Alceste, poi divenuto famoso sacerdote ed educatore di due generazioni di viterbesi, abitava in Via Principe Umberto (ora via La Fontaine) nella parrocchia di S. Maria Nuova. Dopo aver compiuto gli studi a Viterbo, grazie al padre divenuto imprenditore edile (costruisce il Palazzo comunale di Acquapendente e poi l’Hotel in Piazza della Rocca, ora noto come Palazzo Grandori, a Viterbo), si iscrisse alla facoltà di scien­ze naturali dell’Università di Roma, laureandosi nel 1907.

In quello stesso anno era morto il padre Luigi, forse per un infarto, in parte causato dai dissesti finanziari e dal fallimento dell’Hotel Grandori che la famiglia aveva gestito sino ad allora. Il G. frequentò, mentre studiava, l’Istituto di anatomia comparata, all’epoca diretto da G. B. Grassi che lo indirizzò verso lo studio della filossera della vite che era un insetto quasi sconosciuto che stana facendo enormi danni alle colture. Fu lo stesso Grassi a proporre il G. come conservatore biologo del Regio comitato talasso­grafico della Società italiana per le scienze, incari­co che egli ricoprì a Napoli nel 1909, per trasferir­si poi a Padova presso l’Istituto di zoologia e ana­tomia comparata.

Ottenuta l’anno successivo la li­bera docenza in Anatomia comparata, nel 1913 di­venne assistente presso la stazione bacologica di Padova, dove compì importanti studi sull’embrio­logia del Bombyx mori (il baco da seta). Il G. rimase a Padova fino al 1920, trasferendosi poi a Trento e a Camerino e ottenendo nel 1927 la cattedra di zoologia agraria e bachicoltura dell’Istituto superiore agrario di Mila­no, dove fu inoltre fondatore dell’Istituto di zoolo­gia agraria e bachicoltura e quindi direttore dell’Osservatorio fitopatologico.

Cofondatore dell’Accademia nazionale italiana di entomologia, ol­tre che nel campo delle patologie del Bombyx mori e nell’elaborazione di innovative tecniche per il suo allevamento, il contributo di G. fu di grande rilievo per lo studio della biologia della filossera della vite, della quale indagò aspetti di fondamentale interes­se del ciclo di vita studiando inoltre i danni che essa causa alla vite americana. Vanno segnalati anche i suoi studi su altri fitofagi, quali il Quadraspidiotus perniciosus, la Cydia molesta e la Carpocapsa pomonella, e una parallela, proficua sperimentazione di farmaci atti al loro debellamento. Ebbe la collaborazione della moglie Luigia, insegnante di scienze naturali nei licei, autrice degli articoli pubblicati nella Enciclopedia dei ragazzi di Mondadori e sua partner nelle ricerche. Morì a Milano mentre era ancora nel pieno della sua attività di ricerca e di insegnamento.

Opere: Sono oltre un centinaio gli articoli e i saggi che G. pubblicò tra i primi anni del Novecento e la morte. Due i temi ricorrenti: la filossera della vite (Nuove ricerche sulla fillossera della vite, Palermo 1908, Studi sulla filossera della vite, Roma 1912, La filossera, Roma 1937) e il baco da seta (Lo sviluppo embrionale del baco da seta, Padova 1915; Il baco da seta, Roma 1941). Negli anni Trenta e Quaranta un testo di grande diffusione nelle scuole superiori nell’area delle scienze naturali (biologia, botanica, zoologia, chimica, igiene) era del G. in collaborazione con la moglie Luigia Grandori.. Nel secondo dopoguerra sono frequenti i suoi interventi sugli effetti del DDT (Sesto anno di sperimentazione con DDT Geigy, Torino 1949) che aprivano l’attenzione ai problemi dell’inquinamento.

BIBL. e FONTI– Archivio della parrocchia di S. Maria Nuova – Viterbo, “Stato delle anime 1886-1899”; Baccio Baccetti in DBI, 58, pp. 523-525 (con bibl. ed elenco delle pubblicazioni di G.); [Pietro Innocenti], Don Alceste Grandori, Viterbo [1974]; Alfredo Cento, Don Alceste Grandori, Viterbo 2002.

[Scheda della Redazione Ibimus: integrazione di Luciano Osbat – Cersal]