Labat, Jean-Baptiste, o.p. – Storico (Parigi, 1663 – ivi, 6 gen. 1738).

Proveniente da una famiglia originaria della regione delle Landes, l’11 apr. 1685 fece il suo ingresso nel convento di St. Honoré, del­l’Ordine dei Predicatori. Architetto, ingegnere mi­litare, agronomo e botanico, ricoprì l’incarico di professore di matematica nel collegio di Nancy; ri­siedette più volte a Parigi, e nel 1707 fu esiliato in un convento di Toul. Effettuò un viaggio nelle iso­le americane oltre oceano in qualità di missionario, rimanendovi per 12 anni; nel 1706 effettuò un pri­mo viaggio in Italia, visitando Genova, Livorno, Firenze e Bologna, in quest’ultima città in occa­sione del capitolo generale dell’Ordine. Nel 1709 il generale dell’Ordine lo chiamò in Italia: qui abitò a Roma sino al 1716, facendo ritorno il 17 maggio 1716 a Parigi, dove iniziò a scrivere i suoi libri, in cui descriveva i viaggi effettuati attraverso gli ap­punti presi su alcuni taccuini.

I suoi resoconti sono molto minuziosi: il L. fornisce dettagliatamente no­tizie storico-artistiche e degli usi e costumi degli abitanti dei luoghi, scegliendo di narrare solo ciò a cui ha assistito personalmente. Ostacolato nel pro­posito di tornare in America, si stabilì per alcuni mesi nel convento di Tivoli e poi a partire dal 2 gen. 1710 soggiornò a lungo a Civitavecchia, nel convento domenicano di S. Maria, con l’incarico di dirigere i lavori per terminare la facciata della chiesa e del chiostro annesso e sistemare l’atrio del convento.

A Civitavecchia frequentò il cardinal Giuseppe Renato Imperiali, prefetto della Congre­gazione del Buon Governo, figlio di Michele, prin­cipe di Francavilla e marchese d’Oria e di Brigida Grimaldi, sorella del principe di Monaco. Il cardi­nal Imperiali deteneva l’incarico di controllare l’amministrazione delle comunità dello Stato Pon­tifìcio, ed era molto legato a Civitavecchia; a lui si deve la sistemazione di piazza d’Armi (odierna piazza Casamatta), l’istituzione della scuola dei pa­dri Dottrinari a piazza Leandri. L’Imperiali si inte­ressò particolarmente al progetto del portale della chiesa di S. Maria e ai viaggi americani del L. Tornato nel 1716 a Parigi, nel convento di S. Ho­noré, il L. ne divenne procuratore. Nel 1722 pub­blicò Voyage aux iles française de l’Amerique e nel 1730 Voyages en Espagne en Italie: tali opere si in­seriscono nell’ambito del filone della letteratura di viaggio, e vi si evidenzia un’affinità di metodo con le ricerche svolte dagli storici locali negli archivi comunali e privati.

Per esempio, il L. utilizzò mol­te informazioni sulla città di Civitavecchia del pa­dre domenicano Giovanni Maria Fazi (n. 1646); nel libro sui viaggi in Italia egli riporta sempre l’eti­mologia del nome della città visitata, integrata da una breve storia a cui segue una accurata e puntua­le descrizione e l’indicazione dei conventi presen­ti. Nel IV tomo sullo Stato Pontificio cita, tra le altre località, Anagni, Tivoli, Zagarolo, Paliano, Pa­lestrina, Frascati, Gallicano, Palo, S. Vittorino, Sant’Angelo, Civitavecchia, Castro, Corneto (oggi Tarquinia), Montalto, mentre nel VII descrive Bagnaia, Caprarola, Viterbo, Tolfa, Vetralla, Otricoli, Orte, e nell’VIII ricorda Roma, Albano, Nemi, Aric­cia, Castel Gandolfo, Genzano, Grottaferrata, Velletri, Porto, Ostia, Maccarese. Un chiaro esempio dei suoi accurati racconti di viaggio è quello forni­to sulla città di Viterbo, effettuato nell’ott. 1714: il racconto prende l’avvio dalla partenza da Civita­vecchia, per continuare con le rovine di Cencelle, poi di Monte Romano e del convento della Ma­donna della Quercia; qui fa una pausa per espri­mere il suo parere sulla ristrutturazione in corso e spiegare l’origine della denominazione e la storia del ritrovamento dell’immagine.

L. riporta alcune fantasiose interpretazioni, denotando la simpatia per il poco attendibile storico domenicano Annio. Prosegue poi con l’analisi del convento di S. Ma­ria in Gradi, nella cui biblioteca si conservavano i manoscritti anniani, l’elencazione di palazzi, chie­se, conventi della zona, omettendo quello dei Ge­suiti, e l’enumerazione delle famiglie più presti­giose. Il L. si sofferma poi con dovizia di partico­lari sulla cattedrale, sebbene con alcune impreci­sioni, sulle sedici parrocchie cittadine, le fontane, le risorse idriche e l’economia agricola, parago­nando poi le torri viterbesi con quelle di Corneto e concludendo con un apprezzamento della cittadina di Bagnaia.

BIBL. – Gambardella 1979; Insolera 1989, pp. 11-39; Civita­vecchia 1990; Insolera 1992, pp. 3-12; Cancedda 1995; DBF, XVIII, col. 1309.

[Scheda di Barbara Scanziani – Ibimus]