Mangani  Angelo – Patriota, amministratore legale (Viterbo, 6 nov. 1827 – ivi, 8 gen. 1900).

Figlio di Vincenzo e di Livia Grispigni, studente universitario nel 1844 divenne socio onorario dell’Accademia viterbese degli Ardenti, nonché membro della locale Accademia Filodrammatica. Nel 1848, contagiato dal clima di entusiasmo e dalle manifestazioni che salutavano la notizia dei moti milanesi, con il fratello Pietro decise di arruolarsi nel battaglione di volontari romani in partenza per il Veneto. Nella II legione agli ordini del generale Ferrari partecipò ai combattimenti in Veneto e alla battaglia di Cornuda; deluso dalla sconfitta, chiese la smobilitazione dal battaglione.

Rientrato a Viterbo si dedicò attivamente alla vita accademica fino a raggiungere, nel 1859, la carica di segretario generale e di bibliotecario dell’Accademia degli Ardenti. L’anno successivo fu deputato alla Pubblica Incolumità, Annona e Grascia dell’amministrazione comunale; si occupò poi di pubblici spettacoli e venne infine nominato giudice municipale in materia edilizia. Quando a settembre i volontari del colonnello Masi entrarono a Viterbo, M. fu chiamato a far parte del governo provvisorio della città e incaricato della presidenza dal duca Lorenzo Cesarini Sforza, regio commissario per la provincia. Lasciò la carica dopo pochi giorni, con il compito di guidare la delegazione inviata nelle Marche presso Vittorio Emanuele II nell’intento di scongiurare la restituzione di Viterbo al pontefice. In realtà, per la mancanza delle necessarie credenziali e per una frattura politica ormai insanabile all’interno del gruppo dei liberali viterbesi, M. non riuscì a raggiungere il re.

Al ristabilimento dell’autorità pontificia, con i fratelli Pietro e Cesare, fu costretto all’esilio. Con Pietro partecipò all’attività del Comitato viterbese d’emigrazione istituito ad Orvieto, apertamente contestato da Ermenegildo Tondi con il quale, da tempo, erano aspre le divergenze politiche e personali; il moderatismo del M. e il sostegno che il Comitato riscuoteva in ambiente governativo costituivano i principali motivi di dissidio. Rientrato a Viterbo nel 1864, M. riprese le sue funzioni amministrative, incaricato dal gonfaloniere di esercitare la sorveglianza su Porta Romana nella minaccia di un’epidemia di colera. La sua posizione politica d’altronde si rese chiara nell’ott. 1867, quando egli non partecipò e non appoggiò l’azione della colonna Acerbi a sostegno delle truppe garibaldine.

Continuò invece a fiancheggiare i liberali moderati, in stretto contatto epistolare con Pacifico Caprini. Con quest’ultimo e con Francesco Savini fu chiamato a far parte della prima Giunta provvisoria di governo istituita a Viterbo il 13 sett. 1870, all’indomani dell’ingresso in città delle truppe italiane. Sostituita poi la giunta provvisoria con altri due organismi, M. fu eletto nella Giunta provvisoria di governo della provincia di Viterbo, di cui il fratello Pietro fu segretario.

Dopo il plebiscito del 2 ottobre, con l’annessione al Regno del Patrimonio di S. Pietro in Tuscia, M. fu dapprima consigliere della Giunta comunale e poi sindaco fino al 25 apr. 1871, quando si dimise con la Giunta in segno di protesta in seguito ad un’aspra polemica con la Deputazione provinciale. Va comunque ricordata una sua importante iniziativa per un consorzio tra i sindaci dei comuni vicini per la costruzione della ferrovia che avrebbe unito Orte a Roma congiungendosi con la litoranea. Mantenne l’incarico di consigliere dal 1872 al 1874, ricoprendo inoltre la carica di commissario regio sia a Viterbo che a Roccalvecce, Bassano di Sutri, Cellere e Caprarola negli anni 1878-1880.

Membro di numerose commissioni (inchiesta e riordinamento dell’Ospedale civico nel 1873; impianto e vigilanza del Regio Istituto Tecnico nel 1874), fu sovrintendente scolastico nel 1874 e nel 1876. Occupò posizioni di rilievo nel Comizio Agrario e nella Cassa di Risparmio di Viterbo; fu inoltre direttore della «Gazzetta di Viterbo», settimanale di orientamento moderato che riprese la pubblicazione l’11 maggio 1871 in aperta contrapposizione con la stampa clericale. Nel 1873 fu membro della commissione preposta a rinnovare la struttura dell’Accademia degli Ardenti. Presso la Biblioteca dell’Accademia si conservano le sue lettere dal fronte veneto e, in particolare, un manoscritto non autografo ma di sua composizione dal titolo Breve sommario dei principali avvenimenti dal 14 gennaio 1858 al 17 settembre 1870, dato alle stampe da Bruno Barbini nel 1978, che costituisce un’importante testimonianza sugli avvenimenti del Risorgimento viterbese e sulle difficoltà insorte tra i suoi stessi protagonisti.

BIBL. — Carosi 1967, pp. 22, 36, 37, 47; Signorelli III/2, pp. 416, 506; Di Porto 1973, pp. 21-22; Barbini 1978, pp. 13-24 (con rif. alle fonti d’archivio); Barbini 1982, p. 162.

[Scheda di M. Giuseppina Cerri – Isri]