Martinelli Pietro – Stampatore (Viterbo, 1634 – ivi, 27 apr. 1703).
Di famiglia oriunda di Ronco presso Ascona (Canton Ticino), stabilita a Viterbo all’inizio del Seicento, nacque dal capomastro muratore Domenico e da Giulia Corbellini che, rimasta vedova, si risposò nel 1645 con Mariano Diotallevi. Quest’ultimo era figlio dello stampatore comunale di Viterbo e poco dopo divenne titolare egli stesso della tipografia. Così Pietro cominciò a lavorare fin da adolescente nell’officina del patrigno. Contemporaneamente alle nozze di Giulia con Mariano Diotallevi si celebrarono quelle di Caterina Martinelli, figlia di Giulia e sorella di Pietro, con Girolamo Diotallevi, fratello minore di Mariano.
Quando nel 1658 Girolamo subentrò a Mariano nella gestione dell’azienda, volle associarsi il cognato Pietro, sia per le capacità già sviluppate in tanti anni di lavoro, sia per il capitale aggiuntivo che arrecava. Tra i due fu sottoscritto un dettagliato contratto (6 dic. 1658), destinato però a breve durata per la precoce morte di Girolamo (24 marzo 1660). Le complicate vicende della successione (durante le quali M. continuò a stampare con il nome Diotallevi per garantire i rapporti con il Comune e con il vescovo) si conclusero con la vendita della stamperia a M. (29 luglio 1666), che da allora pose il proprio nome sui frontespizi delle edizioni viterbesi. Per distaccarsi anche fisicamente dagli eredi Diotallevi e dalla passata gestione, M. spostò l’officina dalla piazza del Comune alla piazza delle Erbe, all’inizio della via dell’Orologio Vecchio, dove rimase per tutta la vita. M. era divenuto stampatore comunale della città ma il rapporto con l’amministrazione comunale fu difficile: pur dovendolo accettare di fatto, il Comune non volle mai riconoscergli formalmente la qualifica di stampatore pubblico e tentò anche di chiamare in Viterbo un altro tipografo, Stefano Leonardi di Todi, già attivo ad Assisi e Spoleto. La nomina a Leonardi è del 1673 ma non portò a nulla di concreto e di fatto M. rimase l’unico stampatore della città pubblicando anche tutti i documenti amministrativi comunali.
Nonostante la discreta dotazione di caratteri e attrezzi acquistata dai Diotallevi, le vicende dell’azienda tipografica di M. videro una graduale decadenza, con calo di produzione e di qualità; anche i contrasti tra i magistrati comunali e le autorità ecclesiastiche per il rilascio degli imprimatur danneggiarono l’attività. Si faceva sentire la concorrenza delle tipografie di Ronciglione che spesso sottrassero a M. le committenze di librai editori di Roma. La debolezza finanziaria di M. non poteva inoltre consentire il ricambio dei materiali, via via sempre più logori. Era da tempo sposato con Angelica Bernardi, ma non ebbe figli. Nel dic. 1702 il Comune tolse al vecchio M. l’incarico di stampatore pubblico per assegnarlo al piemontese Giulio de’ Giulii che aveva aperto in Viterbo una nuova tipografia con ricca e moderna dotazione di caratteri e attrezzature. M. ricorse al Cardinal Imperiali prefetto della Congregazione del Buon Governo, ma invano; alla sua morte la vedova per proseguire l’attività secondo le raccomandazioni del defunto marito donò la stamperia, con la riserva dell’usufrutto, a Michele Benedetti, figlio di sua sorella.
BIBL. – Compiute notizie e trascrizioni di documenti in Carosi 1990, pp. 2, 17, 18, 20, 22-23, 26, 32, 159-278, 288-308 (con rif. ai documenti d’archivio ed elenco completo delle edizioni). Inoltre: Franchi 1994, pp. 512-516; Franchi 2002, II, pp. 110-111.