Mauri, Carlo – Prelato (Filacciano, 1761 – Roma, 2 feb. 1830).

Discendente da una famiglia originaria di Parma da tempo residente a Filacciano, studiò dapprima a Nepi, poi a Roma dove seguì al Collegio Romano i corsi di filosofia e teologia; alla Sapienza conseguì poi la laurea in utroque iure. Per sedici anni fu segretario del vescovo di Nepi e Sutri, visitatore della diocesi ed esaminatore del clero. Nel nov. 1798 si adoperò per favorire l’ingresso delle truppe napoletane a Nepi e al ritorno dei Francesi fu processato e costretto a fuggire. Grazie all’intercessione del duca di Mondragone, nell’ago. 1800 entrò a far parte della Segreteria di Stato; il cardinal Consalvi lo nominò secondo minutante il 2 nov. 1801. In Segreteria di Stato M. rimase fino alla morte, con mansioni e competenze sempre maggiori. In qualità di segretario particolare fu al seguito del pontefice nel corso del viaggio a Parigi dal nov. 1804 al maggio 1805, in occasione dell’incoronazione di Napoleone. Il suo ruolo di primo collaboratore di Pio VII venne ribadito anche all’indomani della caduta di Napoleone, quando nel maggio 1814 M. raggiunse il pontefice a Cesena e di nuovo fu al suo fianco come segretario particolare per tutto il 1815.

Nella città romagnola ricevette la nomina di prelato domestico (2 giugno 1814) e di sostituto della Segreteria di Stato e segretario della Cifra, incorporata allora nella Segreteria di Stato. Quando il cardinal Consalvi ritornò da Vienna, l’ambito d’influenza del sostituto, fino a quel momento assai ampio, si ridusse notevolmente. Consalvi infatti mutò nel tempo atteggiamento nei confronti del M. che in precedenza aveva sostenuto; nell’autunno 1818 si arrivò addirittura ad un grave dissidio, quando il segretario accusò il sostituto d’irregolarità nella concessione di un rescritto pontificio. Pur sostenendo la sua totale estraneità all’accaduto, M. presentò le sue dimissioni che furono però respinte; fu obbligato a continuare nell’esercizio delle sue funzioni, seppure sotto l’autorità di quattro cardinali. Trattò in parti­colare le spinose questioni relative alla polizia di frontiera. Leone XII gli affidò funzioni di ministro plenipotenziario nelle negoziazioni con la Toscana nel 1827 in materia di collaborazione fra la polizia dello Stato Pontificio e del Granducato e di relazioni e scambi di prigionieri e di disertori. Dal 4 luglio 1816 fu membro onorario dell’Accademia romana di archeologia e in quell’anno la sua famiglia fu ascritta al patriziato romano.

BIBL. – Pasztor 1984, I, pp. 157, 160-164, 173-174 (con rif. alle fonti d’archivio); Boutry 2002, p. 591 (con rif. alle fonti d’archivio e bibl.). [Scheda di M. Giuseppina Cerri – Isri]