Muti, Tiberio – Cardinale (Roma, 1574 – Viterbo, 14 apr. 1636).

Figlio secondogenito del duca Carlo, fu avviato alla carriera ecclesiastica, divenendo fa­miliare di Clemente VIII e poi coppiere di Paolo V (del quale era parente), che gli diede un ca­nonicato in S. Pietro in Vaticano. Godendo pieno favore di quel papa, fu nominato vescovo di Viter­bo e Toscanella (19 dic. 1611, consacrato il 15 gen. 1612 dal cardinal nipote Scipione Borghese), diocesi che manterrà fino alla morte. Quattro anni dopo il papa lo fece cardinale (2 dic. 1615),  asse­gnandogli il titolo di S. Prisca (11 gen. 1616).

Del­la diocesi viterbese e tuscanense prese solenne possesso il 26 feb. 1612, subito promulgandovi le Constitutioni et ordini da osservarsi dalle r.r. mo­nache della città di Viterbo & Toscanella (Viterbo, appresso Girolamo Discepolo, 1612) e soprattutto avviando una visita pastorale accurata e minuziosa che riguardò non solo  i luoghi sacri ma anche le persone ecclesiastiche e l’amministrazione dei benefici e dei luoghi pii. Una seconda visita fu avviata nel 1622 e una terza nel 1630 e chiamò due volte a raccolta il suo clero nei sinodi diocesani (Constitutiones et decreta edita a Tiberio Muto Domicello Romano episcopo Viterbien. & Tuscanen. in dioecesana Synodo celebrata Viterbij die 15.16 & 17 Ianuarij 1614, Viterbij, apud Hieronymum Discipulum [1614];  Constitutiones, et decreta edita ab illustriss. & reuerendiss. D. Tiberio … card. Muto, … in eius secunda diœcesana Synodo habita Viterbij diebus 18. et 19. Ianuarij anno Domini 1624, Viterbij, ex typographia Augustini Discipuli, 1624) che ripresero ampiamente i sinodi precedenti del Gambara e del Montiglio.

La convocazione a Viterbo di quelle adunanze provocò le reazioni del clero di Tuscania che, rifacendosi alla maggiore antichità di quella Diocesi, pretendeva che il sinodo si svolgesse a Tuscania o alternativamente nell’una e nell’altra sede. La questione fu portata davanti alla Sacra Rota e intanto produsse la scomunica del Primicerio della Cattedrale di Tuscania da parte del M.

Al suo ingresso il Capitolo della cattedrale di Viterbo lo aveva accolto offrendogli un esempla­re di lusso, stampato su pergamena, della ricerca storica compiuta dall’arciprete Lorenzo Massini sui martiri le cui reliquie erano ivi deposte. Nel suo governo il M. favorì i conventi di re­golari e consacrò la chiesa viterbese dei Cappucci­ni, intitolata a S. Paolo (8 feb. 1615, iscrizione commemorativa ivi). Nel 1622, con la collaborazione del cardinale Scipione Cobelluzzi, avviò la fondazione del Collegio dei Gesuiti a Viterbo che per i successivi due secoli sarà un punto fermo per l’istruzione della gioventù viterbese. Nell’aprile 1634 si diede avvio alla costruzione della chiesa dedicata ai santi Giuseppe e Teresa e dell’annesso convento che fu affidato ai Carmelitani Scalzi, in Piazza Fontana Grande.

Come esecutore testamentario di Federico Paoloni fece costruire il monastero del­le Convertite, consacrandovi cinque monache (1632). Tre anni dopo consacrò la Casa delle Zitel­le sperse, fabbricata in parrocchia di S. Sisto e affi­data alle suore Orsoline. Nel complesso, la sua ope­ra pastorale realizzò una notevole azione riforma­trice, con la piena adesione alle norme e allo spiri­to tridentino. Al di là dell’esperienza religiosa, in­tervenne anche in questioni relative alla concreta vita della città: così con un editto sul Monte di Pie­tà (1626) o con un decreto sulla manutenzione del­le strade dentro e fuori Viterbo (1633). Quando una costituzione di Paolo V sembrò foriera di danni per la fiorente attività tipografica viterbese, intervenne a suo favore (1620).

Nel capitolo della cattedrale gli fu caro il canonico teologo Nicolò Cignini, che gli dedicò una Quaestio theologica (1618). Molto amante di musica, protesse i musicisti attivi a Vi­terbo e li sostenne nella pubblicazione delle loro opere, come mostrano le dediche delle Sacrae cantiones op. 2 del viterbese Giovanni Boschetti (1616), dei Madrigali op. 5 (1627) e delle Varie musiche op. 6 (1633) del calabrese Francesco Pa­squali, maestro di cappella della cattedrale. Appro­fittando di tale suo interesse, il maggior medico del­la città, Cesare Crivellati, gli dedicò un libro di Di­scorsi musicali (1624) e in seguito un Trattato con­tra l’astrologia giudiziaria (1633).

Come cardina­le, nei conclavi del 1621 e 1623 seguì il partito del cardinal Borghese. Nel 1629 fu camerlengo del Sa­cro Collegio. Morì a Viterbo e fu sepolto nella cappella del coro della Cat­tedrale. L’Amayden, che lo conobbe di persona, ammise che era stato molto favorito da Paolo V, ma «meritevole di ogni onore», essendo anche al di fuori dell’ufficialità un «santissimo prelato». La morte del M. fu l’occasione per una nuova levata di scudi del clero tuscanese che volle eletto un Vicario capitolare della loro città e pretese di imporre la sua giurisdizione su alcuni territori della Diocesi, mossa scongiurata dall’intervento del Governatore del Patrimonio e dai pronunciamenti della S. Congregazione del Concilio.

BIBL. – Bussi 1742, pp. 327-329; Marocco, XIV, p. 88; Ga­spari, II, p. 385, III, p. 144; Pastor, XII, p. 164, XIII, pp. 29, 230; HC, IV, p. 365;  Signorelli, Viterbo nella storia della Chiesa, Viterbo 1964, vol. III parte I^, pp.  5-40; Carosi 1962, pp. 17, 71, 74, 87, 118, 177, 186-187, 196, 210; Rhodes 1963, pp. 103, 119; Carosi 1990, pp. 330, 332; Carosi 1997a, p. 93; Lalli 2003, nn. 649, 985, 986; Miranda 2008, ad nomen.

[Scheda di Saverio Franchi – Ibimus; integrazione di Luciano Osbat – Cersal]