Nini – Famiglia (Viterbo, Sec. XV – Sec. XVIII)

Una famiglia Nini originaria di Amelia si trasferisce a Viterbo  e intorno alla metà del XV secolo e qui hanno negozi e godono della cittadinanza; nel 1494 i Nini sono iscritti nell’Albo del patriziato viterbese. Nel 1476 Paolello di ser Giovanni di Amelia aveva acquistato la quarta parte di un mulino fuori Porta di Valle e di un “calcinario” per lavorare le pelli in contrada San Faustino. E nel 1496 i Nini acquistavano 100 moggia di grano da Michelangelo Caprini. Giacomo di Nino nel 1506 veniva creato vescovo di Potenza dove rimase sino al 1521. Sia Giacomo che il fratello Ludovico avevano dimora stabile a Viterbo in contrada San Vito nei pressi del Macel Maggiore.

Un nipote di Giacomo, Nino, fu creato Vescovo di Potenza nel 1530 e morì in quella città nel 1564 all’età di 62 anni; prima era stato rettore della chiesa di San Giovanni in Pietra a Viterbo. Ludovico aveva sposato Fiordalisa Panafi e, tra i figli, c’era stato Paolo che nel 1551 aveva sposato Cornelia Valenti alla quale aveva lasciato i suoi beni, come si lesse nel testamento aperto il 23 settembre 1567. Dalla loro unione  era nato Giacomo che fu militare e giunse al grado di capitano e che, per testamento, lasciava alla chiesa della Trinità 150 scudi per messe e 200 scudi perché fosse dipinta nel chiostro del convento la vita di sant’Agostino; altro figlio fu Ludovico che fece erigere la cappella della Santa Croce sempre nella chiesa della Trinità e impose ai suoi eredi Giacomo e Nino che fosse realizzato nel convento un refettorio comodo e grande nel quale fosse dipinta la scena con l’Ultima cena. Il figlio Nino fu capitano e riedificò l’oratorio della chiesa di San Clemente in Valle; suo fratello Paolo fu Conservatore del Comune di Viterbo e sposò Olimpia Maidalchini (v.) ma sia lui che i due figli avuti morirono nel giro di un anno tra il 1611 e il 1612; Olimpia si risposò con Pamphilio Pamphili e portò a questa famiglia il patrimonio ereditato. Ludovico morì senza eredi e le sorelle Anna Maria si fece religiosa mentre Caterina si sposò tre volte: l’ultima con il marchese Baldassarre Paluzzi Albertoni di Roma. Con lei terminava la discendenza di casa Nini che attraverso le attività mercantili svolte, aveva raggiunto un importante ruolo sociale ed economico.

Un’altra famiglia Nini, originaria di Baschi in Umbria, è presente a Viterbo dalla metà del XV secolo e i discendenti di questo ramo arrivano fino alla prima metà del XVII secolo, distinguendosi in particolare nella pratica notarile.

Un Anselmo Nini e poi un Giovan Battista Nini e infine un Francesco Nini ebbero importanti incarichi dal Comune di Viterbo in quanto “nobili uomini” e garanti dei giudizi che si dovevano emettere tra il 1559 e il 1600.

BIBL. e FONTI – Archivio storico del Comune di Viterbo, serie “Bandi ed editti”, faldone 2, anno 1559; faldone 4, anni 1591, 1593, 1596, 1599, 1604.  N. Angeli, Famiglie viterbesi. Storia e cronaca. Genealogie e stemmi, Viterbo, 2003, pp. 359-361.

[Scheda di Luciano Osbat – Cersal]